Interviste ad Alberto Conterio

venerdì 6 febbraio 2009

Gustificazioni dall'improvvisazione storica...

Leggendo l’Articolo del Sig. Antonio Greco “Il Degrado nel Bel Paese”, sono rimasto basito dalla superficialità dell’analisi storica fatta per giungere a giustificare quanto denunciato nel titolo. Egli infatti scrive : “Il recente degrado sociale e politico italiano, seguito dalla recessione, è parso ad alcuni una sorpresa. Non lo è per chi ha osservato le evoluzioni italiane degli ultimi 20 anni (cercando di analizzarle lucidamente, dall’Europa). I segni del deragliamento italiano erano già ben visibili quindici anni fa. Paragonando l’Italia all’Europa, dopo l’apertura del Mercato Comune Europeo (anni ‘ 90), appariva evidente : a) che molti Paesi europei facevano sforzi per adattare il proprio modello sociale al nuovo ampio mercato; b) che il sistema Italia, invece di fare sforzi concreti e realisti, lasciava deragliare ulteriormente un già imperfetto modello sociale, imbrogliatosi in una marea di azioni rovinose, iniziate da clans, da congreghe, da cordate e da bande di potere. Queste azioni, condotte da diversi centri di potere, sono state spesso realizzate nell’interesse di un clan, di un ente o di una categoria, più particolare che nazionale. Azioni condotte con uno stile tutto italiano, pervaso di furbismo, di lavoro nell’ombra, di lotte o negoziati fra cordate diverse, senza alcun codice di comportamento, ma con conseguenti inefficienze sociali. In pratica si potrebbe dire che, dall’epoca dei Principati, gli Italiani non han fatto in campo sociale molti progressi !In quanto a gestione del Paese, noi stiamo praticamente ancora là. Infatti i ministri della P.I., dall’unificazione del regno d’Italia a oggi, non hanno mai capito che la famosa frase “Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani” indicava la necessità di un’azione educativa determinata, continua, seria (non all’italiana) e ben organizzata, necessaria a formare una società nazionale. Azione che andava molto curata, specie nelle sottosviluppate Due Sicilie.
Bisognava, era evidente a persone di buon senso, educare, strutturare una società, chiarendo a tutti i diritti e doveri dei cittadini e dello stato. Nessun primo ministro lo ha fatto, per più di un secolo. E infatti, nel nuovo Regno d’Italia, si continuò a gestire la cosa pubblica come prima. Ogni clan e principato ha agito per conto suo, quasi come prima dell’unificazione. Fino ad oggi, troppo spesso cosi è andata. E’ vero che la apparente antica autorità del re limitava in qualche modo le trattative o le lotte fra i clan. E vero che, fino a dieci anni fa, i clan agivano nell’ombra, in quanto il doppio scenario ed il doppio linguaggio permettevano ai governanti di far finta di gestire un “popolo unico”, di proteggere i suoi interessi nazionali. Mi chiedo oggi se non siamo ..... divenuti l’ esempio europeo del doppio scenario ? E se siamo degli europei maturi, capaci di realismo ? (…) “

E’ evidente che quanto scritto non vuol tenere conto di risultati ottenuti e nuovamente persi solo nella più recente storia dall’ultimo dopoguerra ad oggi.
Il degrado esiste, ed e evidentissimo, ma non può essere attribuito alla storia remota dell’Italia.
Quando l’Italia fu Unita grazie a Casa Savoia (e vedo che l’utilità d’essa è in qualche modo valutata anche dal Sig. Greco), gli Italiani andavano fatti… è vero, ma ci si mise subito all’opera, e sul finire degli anni ’30 del secolo appena trascorso, gli Italiani, nonostante il fascismo, erano, se non compiuti in un avanzato stato di compimento.
Esisteva allora una coscienza nazionale forte, e un l’orgoglio di appartenenza oggi sconosciuti, che correvano di pari passo con il nostro sviluppo interno ed internazionale. Ci stavamo insomma evolvendo positivamente. Questo non può essere smentito da nessuno, è sufficiente avere memoria delle parole di qualche nostro anziano parente per trovare ogni riscontro necessario !
E’ con l’avvento della repubblica che questi legami e questi valori si spezzano. Si spezzano per voluto calcolo al fine di poter attuare (nel caos e nel disinteresse generale che il Sig. Greco giustamente evidenzia) la spartizione del potere da parte della nuova classe dirigente.
Quanto affermo è facilmente riscontrabile in molte opere e scritti. Alcuni di questi documenti, sono di “facile” lettura, recenti e molto documentati. “La Casta” di Gian Antonio Stella, è un libro che molti Italiani hanno letto ad esempio. In esso i fatti ed i tempi sono magistralmente individuati. Ma è con la lettura del testo “Tra Federalismo e Decentramento” di Waldimaro Fiorentino, che si riesce ad individuare la causa di ciò. Grazie a questa opera, il saggio di Stella acquista valore perdendo l’impressione d’essere soltanto un elenco di fatti ed inganni scritti con piglio di inutile antipolitica. In tutte e due le opere infatti si individuano due fattori fondamentali : uno, che la corruzione e la spartizione del potere viaggia di pari passi dall’Italia del Nord e quella del Sud senza le distinzioni tanto care alla Lega Nord, la seconda, è il confine temporale, superato il quale la classe di potere prende il sopravvento sul Paese.
Questo confine è posizionato con l’inizio degli anni ’70, quando con l’introduzione dell’ordinamento territoriale in REGIONI, il cancro della repubblica amplia le sue metastasi anche alla periferia del Paese giungendo ad infettare tutto. Non a caso con quel provvedimento, pur nella promessa di snellire lo stato, si è passati da 1,5 milioni di dipendenti pubblici agli oltre 3 milioni di oggi. Vale la pena di ricordare che L’Italia con la “I” maiuscola degli anni 30 e 40, aveva meno di 700.000 dipendenti pubblici, nonostante fosse “curata” da un regime politico clientelare ed il suo territorio non servito dalle tecnologie odierne fosse molto più ampio e decentrato nel mondo. Fiorentino, lo argomento 15 anni fa, ma non ebbe il successo di Stella, forse perché questa verità era scomoda a tutti. Oggi invece la verità di Stella, torna comoda, per continuare l’opera di demolizione necessaria alla Lega Nord, o l’eliminazione di alcuni concorrenti nella spartizione continua delle risorse rimaste libere.
Questo occorre dire !
E’ da quella data, che si torna a parlare dei “principati” (come il Sig. Greco definisce la realtà regionale pre-unitaria), da quella data si torna a parlare di clan di potere. Questa, non è storia antica della penisola, e non centra nulla con l’unità della nazione nel Regno d’Italia. Questa storia appartiene completamente all’attuale classe politica ed alle attuali Istituzioni della repubblica, che da essa traggono la linfa necessaria al loro sostentamento.
E’ ormai abitudine, da destra quanto da sinistra, da nord a sud di questo Paese puntare il dito sulla Storia, o sparare sull’unità d’Italia, per giustificare l’odierno sfascio sotto gli occhi di tutti, sicuri di non incontrare negli avversari politici alcuna resistenza. Questa abitudine infatti poggia su due formidabili colonne : uno, l’interesse diffuso nelle Istituzioni e nella classe politica repubblicana a non voler ricordare la Storia vera per non dover ammettere la loro incompetenza o più generalmente la loro dedizione a far “cassetta”; due, la corta memoria degli Italiani stessi !

06.02.2009 - Alberto Conterio