Interviste ad Alberto Conterio

mercoledì 19 ottobre 2011

Io sono, perchè penso...

Io sono, perché penso…

Periodicamente è cosa buona e giusta guardarsi allo specchio per tentare di tirare delle somme, capire la strada fatta, comprendere l’evoluzione della società e ipotizzare la strada che è da fare. In queste ultime settimane però, è davvero difficile tentare di focalizzare l’attenzione su un argomento specifico. Allarmanti notizie di borsa, scandali privati e pubblici della nostra classe dirigente, insorgere di nuova povertà tra la gente, sbarchi di clandestini e di altri mille fatti quotidiani, si rincorrono sui media secondo un ordine sparso.
Come l’abbattimento delle frontiere e la globalizzazione dell’economia hanno infranto le difese nazionali verso l’esterno, ora questo organizzatissimo caos, sta facendo crollare le difese interne del normale vivere quotidiano.


Dopo la fine della guerra fredda, il vuoto lasciato libero dall’ingombrante radicalizzazione della politica basato su differenti ideologie, è stato occupato ben presto ed impetuosamente da una nuova radicalizzazione degli schieramenti politici basato sul “tutti contro tutti”, che vede i molteplici vantaggi offerti dalla possibilità di colpire chiunque e ovunque con il vantaggio della sorpresa e della prepotenza non bilanciata.
È un assedio concentrico ormai, al fortilizio del buon senso e delle necessità reali della gente comune, che sempre più spesso deve fare rinunce per giungere a fine mese, senza riuscire ad individuare un vero responsabile del regresso sociale vissuto, creando frustrazione ed un circolo irreversibile di malcontento ed insicurezza, che chiude ognuno di noi nel proprio angolo buio.

Occorre sfatare un mito a questo punto : non si tratta di rinunciare al lusso smodato, ma si tratta di rinunciare ad una vita dignitosa e rilassata, che permetteva – fino a 10 anni fa circa - di programmare uno sviluppo, un miglioramento delle proprie condizioni di uomini liberi ! E se è vero che agli occhi dei nostri Padri e dei nostri Nonni, abbiamo ancora cellulari, tivvù e computer e tutti viaggiamo in automobile mangiando tre volte al giorno, e anche vero che viviamo ormai ben dentro il secondo decennio del ventunesimo secolo, e che limitare tutto ciò per “tirare avanti”, vuol dire certificare il fallimento del lavoro compiuto da 2 generazioni di italiani verso il progresso, dal dopoguerra ad oggi !

La manifestazione di sabato 15 ottobre a Roma, è stata usata prima, durante e dopo lo svolgimento stesso, proprio a questo scopo; dividere la gente nella confusione, alimentando la paura.
Una cosa che deve essere chiara in chi, tenta ancora di ragionare con la propria testa, e che non vi sono buoni e cattivi !
Chi ha avuto modo di osservare i video che ritraggono i manifestanti “buoni” prendersela con Marco Pannella, non può non aver capito che questa violenza cieca, questa assoluta ignoranza, è il risultato di anni di lavoro di una regia superiore che vede migliaia di pedine all’opera ogni minuto del giorno. Per fare qualche esempio chiaro, Santoro, Travaglio e Beppe Grillo, così come Asor Rosa, Di Pietro, Rosi Bindi e Umberto Bossi, sono i tasselli di un mosaico, i pixel di uno schermo su cui viene proiettato il video quotidiano, da cui la gente finisce per trarre gli esempi comportamentali che, ammorbati dalla disinformazione o dall’informazione malata di media al soldo degli interessi della stessa regia, non può che portare prima o poi a quello che abbiamo avuto modo di osservare per le vie della capitale.

E allora diventano superflui gli imbecilli vestiti nero con il casco calzato, addestrati, pagati e trasportati per mezzo mondo - dove servono - se abbiamo bisogno che la violenza ci distragga dai problemi veri, perché questa sarebbe scaturita ugualmente in modo “naturale” lo stesso sabato 15, oppure alla manifestazione successiva.

E’ una ipocrisia credere che ci possono essere manifestazioni non violente quando importanti esponenti politici urlano dai palchi la secessione armata, oppure quando profetizzano “il morto” in un’intervista. Non possono esserci manifestazioni pacifiche quando riconosciuti intellettuali invocano al golpe militari contro un governo regolarmente eletto, oppure quando il Presidente del Consiglio dopo dieci anni di promesse non ne ha mantenuta una soltanto. Che dire poi dei comici che non fanno più ridere ma si ergono a giudici, o quando le informazioni trasmesse, sono palesemente “guidate”, con esposizioni senza contraddittori.
Possono esserci manifestazioni pacifiche quando la gente esasperata, deve sopportare l’arroganza di coloro che, dopo essersi arricchito portando il lavoro all’estero grazie ad una serie di governi conniventi, per opportunità politica, si schierano oggi contro il governo in carica ?
Possono esserci manifestazioni pacifiche in un paese dove un vice presidente del Senato identifica gli avversari politici come nemici, etichettandoli con l’insulto di “stronzi” ?

Mi chiedo anche se sia necessario avere leggi specialissime, per avere manifestazioni pacifiche, dal momento che sabato scorso, le nostre forze dell’ordine non sono neppure arrivate a capire che era forse opportuno far sgombrare preventivamente le auto parcheggiate lungo il percorso della manifestazione; …e se in una di quelle auto o uno di quei furgoni che contenevano i martelli e le mazze da baseball per sfondare le vetrine, fosse stata “dimenticata” una borsa di pelle come alla Banca dell’Agricoltura in piazza Fontana, …quanti sarebbero oggi, i morti da piangere ?

Troppi gli argomenti da trattare e troppi i punti che non tornano, cosi come le domande senza risposta.
Ci si sente impotenti di fronte a questo caos. Il Caos di una società senza più valori, avviata ad essere ingoiata in un buco nero dopo 25 secoli di storia con la “S” maiuscola.

Presto questa legislatura avrà termine, e torneremo a decidere il nostro futuro… mi raccomando, questa volta, facciamo uno sforzo, cerchiamo nel più profondo del nostro cuore, dove alberga ancora del buon senso, e non facciamoci prendere per il naso dal più simpatico, o dal solito bel paio di gambe ! Siate voi stessi.

Alberto Conterio - 19.10.2010

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lunedì 3 ottobre 2011

Secessione ? niente paura, l’Italia è degli italiani !

Secessione ? niente paura, l’Italia è degli italiani  !

Per tranquillizzare tanti bravi italiani, tengo a scrivere alcune mie considerazioni sull’argomento della secessione nuovamente invocata negli ultimi tempi.
Tempi di vacche magre peraltro, che, in un centro destra allo sbando, travolto da un numero imprecisato di scandali e fattacci del Presidente del Consiglio, ormai incalzato da una opinione pubblica disillusa e spaventata da una crisi che più nera non si può.


Cominciata la caccia alle streghe, la ricerca di un posto sull’ultima scialuppa, il palleggio delle responsabilità… occorre confondere in ogni modo alla gente le amare evidenze.
Per la Lega Nord nello specifico, la situazione è anche peggiore, tanto che la guerra interna alla successione di Bossi è ormai palese e senza esclusione di colpi, così come il mormorio alla base del partito, sempre più scontenta e delusa. Un elettorato insomma, che si sente - a ragione - tradito. Quella che negli anni era stata l’arma suprema del movimento, la secessione, torna quindi prepotentemente alla ribalta, quale narcotizzante, utile a stemperare le proteste, tentando un innesto di fiducia tra le truppe stanche di essere raggirate.
La Lega Nord, più di Berlusconi, e del Popolo delle Libertà, sembra davvero arrivata al capolinea.

In questo quadro, fa tenerezza, vedere il Presidente della repubblica impegnato in uno sforzo quasi giornaliero per contrastare le varie dichiarazioni degli esponenti del Carroccio sulla possibilità/necessità della secessione del nord dal resto d’Italia. È uno sforzo inutile, assolutamente non necessario.
Analizzando anche superficialmente i risultati della Lega Nord infatti, possiamo capire che il problema secessione non mai stato veramente un problema per l’unità della Nazione, …figuriamoci ora.

Nonostante nel 2008 la Lega abbia ottenuto un guadagno elettorale importante, confermato nel 2009 alle europee, non ha mai avuto una maggioranza popolare in grado d’essere relativa e tanto meno assoluta. Cosa vuol dire ? Vuol dire che anche al massimo del suo “splendore”, tra il 2008 ed il 2009, la Lega Nord, mai e poi mai, sarebbe stata in grado di assicurare l’elezione di un Presidente di Regione come Zaia in Veneto da sola. In quell’occasione, l’elettorato leghista arrivò intorno al 30 %. Ci vollero gli interessi e la cortesia di Berlusconi, che, togliendo in corsa Galan, aprì la strada alle camice verdi. In Piemonte la stessa cosa con Cota, dove la Lega Nord, svettò sulle sinistre grazie all’appoggio incondizionato del Pdl (maggioritario) condotto in gregge a votare il novarese, ed il contributo determinante di talune liste collegate, riconosciute pure illegali !
Casi emblematici, mutuati poi alle elezioni provinciali in scala minore, che evidenziano l’incapacità e l’inconsistenza della “proposta leghista” a far da se, e quindi in ultima analisi ad arrivare legalmente alla secessione per volontà popolare.
Ha un bel coraggio il Ministro Calderoli a replicare al Presidente della repubblica che, “occorre ricordarsi del diritto del popolo all’autodeterminazione”, quando questi citando la costituzione afferma che “l’Italia è una e indivisibile !”
Ma quale popolo ? quello padano ? quello immaginario composto da meno del 20 % della popolazione residente nelle aree dell’Italia settentrionale che questi “interessati” giullari della politica si ostinano da anni a definire “padania” suscitando le ilarità dell’Europa intera ? 
Finalmente però, siamo alla resa dei conti. Nonostante questa compagine maramaldesca di arroganti politici di carriera, abbia un peso in Parlamento infatti, è ormai accertato che non ha il potere di imporre all’Italia la sciagura di tornare ad una situazione pre-unitaria, dalla quale Casa Savoia e tanti illustri ed illuminati patrioti, ci affrancarono 150 anni fa !

Per il bene della nostra Patria, promuoviamo convintamene e senza timore alcuno, un referendum popolare sulla secessione nelle aree definite “solo geograficamente” padane. Ci “leviamo il tappo” una volta per tutte - si dice in buon dialetto torinese - relegando questa paccottiglia di simpatici arruffoni dove è naturale trovarli con il gomito alzato : in osteria !

Alberto Conterio - 03.10.2011