Politica: il fallimento dei moderati
La politica, quella vera, è sempre stata scontro di idee
e di ideologie. Gli ultimi trent’anni di politica italiana, ma non solo
italiana invece, sono improntati alla moderazione. I risultati sono sotto gli
occhi di tutti: non si capisce più nulla, e in questo caos a perderci è lo
sviluppo della Nazione e con esso il benessere dei cittadini.
Poteva dare fastidio negli anni ’60 e ’70, la
conflittualità permanente tra destra e sinistra, dove per destra si intendevano
i reduci e gli affiliati a ciò che restava della repubblica sociale e a
sinistra, i comunisti veri, quelli senza compromessi. Alla luce di quanto
succede oggi però, occorre dire con sincerità che si sente la nostalgia di quei
tempi… come si sente la nostalgia e il bisogno fisico della nostra Monarchia Sabauda.
Oggi in piazza ad esempio, si manifesta trasversalmente
ai partiti pro o contro l’immigrazione o pro e contro i diritti dei gay, pro o
contro la famiglia. Ieri si manifestava in piazza - anche con scontri fisici e
violenti - per ottenere una maggiore dignità sul lavoro, un migliore contratto dal
punto di vista economico, l’estensione a fasce sempre più ampie della
popolazione di diritti sociali cardini della nostra civiltà, come il diritto
allo studio o alle prestazioni sanitarie gratuite. La moderazione diventata
poco a poco, pensiero unico, è ormai utile soltanto ad addomesticare l’opinione
pubblica, ad evitare gli scontri, cioè ad evitare che l’interesse dei più
grandi e potenti, sia turbato.
Credo fermamente, che per tornare a parlare seriamente di
programmi politici occorra tornare agli scontri in piazza, ai comizi con
servizi d’ordine, alle assemblee urlate, dove tra gli oratori e la moltitudine
del popolo, si sentiva forte la tensione, la rabbia anche. Occorre cioè tornare
a quel sano scontro che alimenta le idee e accelera la necessità verso la
soluzione dei problemi.
Poteva esserci intesa tra Almirante e Berlinguer? Sicuramente
no, ma il rispetto tra avversari era una costante alla quale nessuno si
sottraeva. Oggi purtroppo, proprio perché nessuno ha più rispetto del proprio
avversario, ogni accordo è possibile, anche il più innaturale!
E quando la politica non ci parla più seguendo una linea
di principio, ma segue uno dei tanti interessi, da perseguire al di sopra dei
principi, “la politica” perde ogni valore e si trasforma soltanto in un metodo,
un meccanismo che si autoalimenta di se stesso, nel silenzio assenso delle
masse addomesticate, senza guida e senza principi.
Si dice che il ventesimo secolo sia stato il secolo delle
ideologie totalitarie, alludendo ad un fatto estremamente negativo della storia
umana. Si dimentica anche che è stato il secolo del più alto sviluppo della
stessa umanità. Siamo passati da una alfabetizzazione elitaria, ad una alfabetizzazione
per tutti, abbiamo visto introduzione di elettrodomestici nella vita
quotidiana, siamo passati da una esistenza votata esclusivamente al lavoro per
la sola sussistenza, ad una società che finalmente tornava ad avere tempo
libero, così come abbiamo visto nel volgere di 25 anni, passare dai biplani di
legno e tela ai bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki. E’ nella natura
dell’Uomo dare il meglio di se nello scontro, nella necessità primordiale della
sopravvivenza. Quando per i più svariati motivi o intendimenti, ciò si
assopisce, tutto si assopisce.
Per il bene di questo Paese quindi, dobbiamo fare lo
sforzo di dire basta alle ammucchiate di idee, ai compromessi, alle grandi
coalizioni, alla retorica degli accomodamenti. Dobbiamo tornare a farci dei
nemici in nome di un principio che consideriamo sacro e necessario: La parola “moderazione” non può più far parte
del dizionario politico. L’etichetta di moderato, dovrebbe offendere il
politico capace, come oggi può offendere il politico onesto l’etichetta di “ladro”!
Sentiamo la necessità di avere chiarezza nelle politiche,
di chiamare le cose con il loro nome. Gli italiani sono stufi e disinteressati
al discernimento e alla “corretta interpretazione” delle idee da parte degli
intellettuali. Questi devono pensare a proporre le idee; all’interpretazione,
vogliamo pensarci noi!
Ne siamo capaci e ne sentiamo la necessità.
Per concludere, ai “giocolieri” della politica, non
chiedo di lavorare gratis, non chiedo di essere onesti, non chiedo di
abbandonare i privilegi… chiedo invece con forza, di abbandonare i tatticismi,
i compromessi, le mezze ragioni, la riduzione del danno. Agli “uomini” della
politica insomma, chiedo la coerenza di portare avanti un’idea, un principio
sopra agli altri, se necessario, contro gli altri: l’Italia innanzitutto!!!
03.07.2017 – Alberto Conterio
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