Interviste ad Alberto Conterio

venerdì 16 luglio 2021

Vita o libertà?

Vita o libertà?

Dobbiamo tornare ad avere la libertà di vivere…

 

Quest’oggi desidero fare della filosofia, sperando di essere almeno all’altezza di chi ha la pazienza di leggermi. Non credo di scrivere una verità e non ho la pretesa di voler credere che il mio pensiero possa essere un esempio per qualcuno. Desidero solo esternare la mia opinione su un argomento che ritengo fondamentale.

Siamo alle battute finali di quella che Mons. Viganò ha definito “farsa”. Purtroppo credo anche che difficilmente questa, si risolva da sola o per gentile concessione di chi in essa vede grossi interessi.

 

Se ognuno di noi non ci metterà una parte del proprio impegno, l’epilogo è scritto, e non sarà positivo!

Da marzo dell’anno passato, abbiamo più volte dovuto ascoltare da un numero infinito di fonti e persone che la salute e la vita sono le cose più importanti, e che occorre preservarle a qualsiasi costo.

Spot televisivi, trasmissioni dette di “approfondimento”, articoli sui giornali ecc. tutti a ribadire questo concetto. Un dogma insomma…

Non per voler essere sistematicamente contrario, devo però scrivere, che non sono d’accordo.

Sono decisamente convinto che ciò non sia vero, e desidero argomentare questo mio pensiero:

Dal momento che, quando nasciamo, acquisiamo in breve tempo, la coscienza che la nostra vita non è eterna, come può la vita in sé, la vita biologica essere il bene più prezioso di un uomo?

Gli antichi Greci ad esempio, utilizzavano due distinte parole per definire la via. Una era zoé e l’altra bìos.

Con zoé, intendevano la vita biologica che può raffigurarsi nel ciclo naturale proprio dell’essere vivente, con un corpo da nutrire, sottoposto alle necessità della sua natura, con una data di termine scritta nello stesso suo patrimonio genetico DNA. Un giorno per le farfalle, duecento anni per le tartarughe, questo il tempo concesso, dopo il quale, con la morte, la materia torna alla terra. Questa vita è comune a tutti gli esseri viventi su questo pianeta, siano essi appartenenti al regno animale che vegetale.

Con il bìos invece, i sapienti Greci, intendevano qualcosa di completamente diverso, che riguardava la facoltà superiore dell’uomo, come animale cosciente di sé, di intuire e costruire una qualità della sua vita biologica

Il bìos quindi si riferisce ad una vita orientata al raggiungimento di obiettivi liberamente scelti dalla ragione, che fanno dell’esistenza della persona attraverso la ragione stessa e i rapporti sociali, qualcosa di unico e irripetibile, che può manifestarsi esclusivamente quando questa dispone della libertà.

Deve quindi essere chiaro a tutti che il bene più prezioso di un uomo, non può essere altro che la libertà di vivere la propria vita.

Ecco perché non riesco a comprendere l’odierna rassegnazione che vedo nella gente. Una gente che si è ormai assuefatta a sopravvivere limitata nelle proprie libertà per paura di morire. Gente supina ad un sistema che li vuole schiavi, per ignoranza o perché ingannata.

E la responsabilità di questo grave stato di cose è certamente da attribuire ai mezzi di informazione in primis, agli intellettuali, che in passato avevano sempre guidato il pensiero della gente ponendosi come alternativa al potere e che ora invece si sono appiattiti su posizioni di comodo, così come l’attuale classe medica, che a maggioranza, pur di non avere problemi, ha voltato le spalle agli studi che ha compiuto, ha voltato le spalle al giuramento di Ippocrate, ha voltato le spalle ai suoi stessi assistiti che avevano fiducia in loro.

Di fronte a questa putrefazione della ragione e della società, coloro che sentono scorrere nelle vene, non il comune sangue ma quel miscuglio misterioso ed inebriante fatto di materia, ragione e libertà, non hanno molto da fare o da dire per cercare di riportare la palla in campo. Ciò che possiamo fare è quello di continuare a tenere accesa la fiamma ideale del significato di libertà, come i primitivi facevano con il fuoco, quando dovevano superare una tempesta nella notte.

Se Dio vorrà, quanto asserito da Mons. Viganò dovesse verificarsi “…questa farsa crollerà…”, al riapparire del giorno nuovo, la fiamma della libertà che cerchiamo di preservare ben vivida, servirà certamente a ricostruire questo mondo, senza fraintendimenti di sorta, libero e pulito.

Ma guai a coloro che quel giorno, per troppa gioia d’aver ritrovato la luce, sarà portato a perdonare quanti in questi anni hanno anche solo involontariamente contribuito a costruire prigioni e ad oscurare il sole.

Quel giorno dobbiamo avere coscienza che il taglio con il passato, per quanto possa essere doloroso, dovrà essere netto e definitivo!

 

Alberto Conterio - 15.07.2021
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