Abbiamo passato tutto l’anno 2009 innervosendoci …noi che ci sentiamo italiani, perché questo Paese sembrava non voler ricordare l’anniversario della sua raggiunta unità. Tutta la seconda guerra di indipendenza, saltata senza nulla trapelare, se non qualche polemica, qualche asinata legaiola, promesse …tante e programmi prossimi a venire compilati senza convinzione.
Ora però la musica sta cambiando. “Finalmente” il Quirinale ci ha messo una pezza, …e che cavolo ! L’Unità d’Italia è pur sempre un valore da ricordare no ?
E così, in data 15 aprile, il Sig. Presidente nostro, scavalcando la Lega Nord vittoriosa, i magri finanziamenti concessi dal Governo e sfidando tutta una serie di gufi neri anti-italiani, ha aperto le commemorazioni al 150° anniversario dell’Unità. L’occasione era ghiotta. Poste Italiane Spa infatti, hanno emesso in questi giorni una magnifico foglietto filatelico. Quattro valori postali inneggianti a Garibaldi, e all’impresa dei Mille. Ciò ha chiaramente ringalluzzito il nostro attento Giorgio nazionale.
Su Rai Uno, durante il “Tiggì” delle 20, con un servizio dal Quirinale infatti, gli italiani tutti, sono stati informati che Garibaldi, partito da Quarto, nel 1860 e sbarcato a Marsala, risalì la penisola verso nord, portando l’Italia all’Unità nel giro di qualche mese.
Nel discorso agli invitati, Napolitano ha spiegato - ci riferisce il servizio - con “sapiente dovizia di particolari”, che l’Unità d’Italia così ottenuta è stata il motore dello sviluppo successivo della penisola, poi fortificata dalla resistenza al fascismo, che attraverso il 25 aprile del 1945, ci avrebbe portato in dono l’attuale repubblica, simbolo del lavoro e dei sogni di generazioni, di progresso, di libertà …ed altre amenità simili. Il tutto in meno di 60 secondi… tanto infatti vale l’Unità del nostro Paese per l’accoppiata istituzioni/media nell’attuale repubblica degli scandali, della corruzione e delle polemiche.
Insomma, sessanta secondi scarsi per saltare a piè pari, più 80 anni di Monarchia vergognosamente occultati. Naturalmente nessun accenno anche distratto o ironico, a quei fessi di Casa Savoia, che rischiando il proprio Regno, le proprie ricchezze ed il proprio onore, tra il 1848 ed il 1859, avevano tessuto metri e metri di quella tela che favorì il processo di Unità della Patria. Evento epocale reso possibile grazie a loro soltanto, dopo secoli di sogni e decenni di utopiche macchinazioni Mazziniane. Ciò per questa repubblica naturalmente, è un “dettaglio” da far passare sotto silenzio.
È evidente il disagio che questa prova fin dalla nascita, nel timore del confronto con il passato monarchico tanto, da nascondere la verità al popolo. Un popolo poverino, che ormai narcotizzato da 60 anni di menzogne, non si accorge più d’ essere preso regolarmente in giro contro il suo interesse.
È facile comprendere che, parlare della nostra storia in questi termini, è come parlare al sindacato - in questo stato di profonda depressione economica - della fiaba del Pifferaio Magico quale panacea alla crisi occupazionale.
Certo nessuno ci vieta di credere a Babbo Natale …ci mancherebbe !
Personalmente però, sento soltanto crescere in me la rabbia dell’impotenza. L’orchestra suona infatti, mentre la nave vaga alla ricerca di un iceberg, tra le nebbie della censura.
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