Il primato della politica sana : come?
La totale crisi che attualmente attraversa l’Italia vede
ormai, non solo l’aggravarsi della situazione economica, ma sempre più spesso
il deterioramento del comune sentire e pensare dei cittadini nei confronti
della politica e di tutto ciò che intorno ad essa ruota.
Nessuno resta estraneo o insensibile al serpeggiamento più o
meno evidente dell’antipolitica, oggi presente a tutti i livelli della nostra
società, dalle classi più numerose alle più fortunate, rendendo il nostro
Paese, un caso unico al mondo.
Non possiamo dire che sia una novità però, perché
analogamente ad oggi, immediatamente dopo “manipulite”, ci trovammo già a dover vivere un periodo di accesa
antipolitica. La classe politica di allora però, ebbe la possibilità di
riciclarsi alla svelta seguendo due strade : la prima, a livello nazionale,
sciogliendo alcuni partiti storici ed aprendone di nuovi, come ad esempio
l’implicatissima Democrazia Cristiana, oppure il Partito Liberale, Socialista e
Socialista Democratico, altri ancora invece cambiando semplicemente
denominazione, come ad esempio il vecchio Partito Comunista, divenuto prima
Partito Democratico di Sinistra, poi Democratici di Sinistra. La seconda
strada, scelta a livello amministrativo e locale invece, fu quello di creare
liste “civiche” che civiche non sono mai state, ma lo scopo loro, era di
rendere presentabili e/o non riconducibili ai precedenti partiti, le
personalità - locali appunto - direttamente conosciute dai cittadini. Ciò è
servito fino a qualche settima fa ad ingannare le apparenze continuando
l’andazzo vergognoso della salvaguardia degli interessi personalistici di
partiti e politici inaugurato con la ben architettata frode referendaria nel
giugno 1946. Oggi però, dopo i recentissimi scandali “dei tesorieri” di
Margherita e Lega Nord, pare non sia più sufficiente.
Si intuisce dai toni utilizzati dai politici stessi o da
coloro che ritengono essere i politici d’oggi. Ci riferiamo chiaramente alle
crociate moralizzatrici di Di Pietro & company, che prevedono ed auspicano
veri e propri pogrom, alle sfide lanciate alla stessa legalità, proposte dal
comico Grillo elevando la Mafia siciliana ad esempio di miglior governo
rispetto alle vere Istituzioni, oppure alla campagna populista ed antigovernativa
focalizzata sull’idea dello sciopero fiscale, avviata dalla stessa Lega Nord
indagata. Sono tutti fatti gravissimi, che hanno si, il “vantaggio” per questi
movimenti politici, di far presa immediata sulla gente stanca e vessata da
decenni di malgoverno e ladrocini, ma portano in dote l’effetto collaterale
della delegittimazione delle istituzioni democratiche!
Certo può sembrare impossibile che questa classe politica
possa superare l’attuale crisi, …parlando di politica. Basta vedere le
difficoltà d’essere credibili di Bersani ed Alfano. Ecco quindi che resistere
alla tentazione di non sconfinare nell’antipolitica, diventa altrettanto
difficile ed in alcuni casi impossibile, soprattutto perché gli arruffoni di
questa repubblica, avendo negli anni, perso anche la decenza di provare
vergogna, non ha nessuna intenzione di rigenerare la loro “casta” mettendosi a
riposo e spingendo avanti una nuova classe dirigenziale. Giammai!
Diventa quindi impossibile per i cittadini sentir parlare di
politica senza provare fastidio e disagio, ponendo in difficoltà anche chi,
vede nella politica una missione in favore della società e l’unica possibilità
vera per attuare seriamente la democrazia.
Chi si sente democratico o vede nella democrazia il
principio del vivere in società insomma, non può fare a meno della politica,
dei partiti e dei movimenti politici che attuano la politica.
Viviamo quindi in contraddizione con noi stessi, perché non
possiamo sognare la democrazia, parlando e professando antipolitica. Deve
essere ben chiaro soprattutto a coloro, che desidererebbero più democrazia
appoggiandosi alla mafia, o che vorrebbero più democrazia sognando attentati
per eliminare gli avversari scomodi, o chi sogna più democrazia
infischiandosene delle leggi che hanno contribuito a varare in anni e anni di
governo condiviso.
Che questo sistema, oggi in mano ai politicanti, sia da
rifondare per tornare ad essere sostenibile e credibile dai cittadini non è
solo un dato di fatto, ma anche e soprattutto una necessità di un Paese, il
nostro, ormai alle corde, ma come ?
Considerando aria fritta, parlare di moralizzazione, per
mezzo di codici etici, e nuove e più complesse regolamentazioni dei partiti,
così come è una pura esercitazione tecnica parlare di restituire ai cittadini la
possibilità di imprimere la loro volontà nelle scelte politiche riformando la
legge elettorale, torniamo alla domanda… come fare ?
Ci viene in aiuto come sempre, l’esempio di corretta
gestione della “cosa pubblica” introdotta da uno dei più grandi Sovrani
d’Europa. Carlo Alberto di Savoia. Egli infatti, a coronamento di una serie
interminabile di riforme d’ogni genere, iniziata pochi giorni dopo la sua
ascesa al trono di Sardegna nel 1831, stilò e promulgò nel marzo del 1848 lo
Statuto del Regno, detto “Albertino”, con il quale, si stabiliva all’ Articolo
50, che “Le funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna
retribuzione od indennità”.
Ecco fatto… ritengo che re-introducendo (in costituzione) un
articoletto simile a quello sopra citato, si sfoltirebbe in un batter d’occhio
l’attuale classe politica italiana, oggi dedita all’ingrasso ed agli affari
della famiglia propria.
La politica insomma, quella nobile, tornerebbe ad essere
portata avanti da persone che possono permetterselo per proprio diletto al solo
scopo di servire il bene della Patria comune, restituendo al termine di
“Onorevole” il suo pieno significato.
In tal modo non potremmo certo pensare di escludere
personaggi come l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma neppure lui
in fondo, senza finanziamenti pubblici, potrebbe pensare di pagare per se e per
il proprio partito le campagne elettorali milionarie odierne!
La mia non è una provocazione, è una proposta, …vogliamo
parlarne?
Alberto Conterio - 03.05.2012
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