Interviste ad Alberto Conterio
Importanti riflessioni... sempre valide !
lunedì 16 febbraio 2015
ITALIA REALE - Stella e Corona: Democrazia e informazione
ITALIA REALE - Stella e Corona: Democrazia e informazione: Democrazia e informazione Un popolo cieco e sordo può essere sovrano e dirsi libero? Sempre più spesso mi interrogo sul significa...
giovedì 29 gennaio 2015
Le elezioni della vergogna
Le elezioni della vergogna
L’elezione del “nuovo” Presidente della repubblica,
riporta – dal mio punto di vista – in evidenza la contraddizione principale
della logica repubblicana, che vede primeggiare il compromesso sulla
meritocrazia, al contrario di quanto viene furbescamente propagandato.
In questi anni, i seguaci della setta mazziniana, hanno invano
tentato di lavarci il cervello asserendo che la repubblica è da preferirsi alla
Monarchia in quanto la scelta del Presidente cade sulla migliore personalità
del momento. A smentire ciò, basta ricordare persone piccine piccine come
Saragat, Pertini, Scalfaro e Napolitano. Non credo fossero il meglio delle
possibilità disponibili nelle loro rispettive epoche. Con questo non desidero
fare la critica alle persone, che nel ruolo assegnatogli, hanno dato “il massimo”.
Voglio fare invece, una critica al sistema…
Da bambino, il nonno mio, mi portava spesso al mercato
del bestiame di Chivasso, che al tempo era ancora una piazza importante per
tutti gli allevatori dell’alto Piemonte che volessero vendere o comprare delle
vacche. Tra una stretta di mano, un promessa verbale e un bicchiere di vino,
nell’arco temporale di una mattinata si facevano gli affari, e poi si andava,
contenti e meno contenti, in osteria a fare pranzo.
Questo sembra l’elezione del Presidente della repubblica.
Un mercato della vacche, dove chi vende e chi compra, ha un solo scopo: fare il
proprio interesse.
Ora cari amici repubblicani, se il senso della vergogna
non vi ha ancora sfiorato per l’imbroglio al referendum istituzionale del 1946,
se non vi ha segnato il carattere l’elezione di personaggi discutibili come
Pertini e Scalfaro, e se non vi ha lasciato un segno sul fisico l’aver dovuto
sopportare per nove lunghi anni il
Senatore Napolitano con le sue petulanti predice, credo che l’Italia e il
popolo italiano non meriti il mercato di palazzo di questi giorni di gennaio
2015.
Il tempo sprecato nel cercare la “persona giusta” per
essere sufficientemente di parte, sufficientemente interessata ai privilegi del
palazzo stesso, sufficientemente impreparato da non essere in grado di intervenire
in difesa del popolo su scelte impresentabili o sufficientemente preparato per
guidare il corso della politica italiana verso obiettivi tracciati fuori
dall’Italia stessa, nell’interesse di tutti tranne che del popolo su citato,
non sarebbe dovuto se avessimo ancora la nostra Monarchia. La Monarchia Sabauda
che l’Italia ha unito dal nulla, e che ancor oggi resiste unita nonostante la
repubblica.
In Paesi come Spagna e l’Olanda, dove i rispettivi Capi
di Stato hanno avuto l'intelligenza disinteressata di mettersi da parte quando
hanno compreso che il loro tempo era passato, è stata necessaria una sola
sessione mattutina dei rispettivi Parlamenti per ratificare la salita al trono
del nuovo Sovrano.
A questi popoli è stato risparmiato il triste e
vergognoso spettacolo nostrano del mercato delle vacche. A questi popoli è
stato garantito in automatico il rispetto delle regole democratiche sulle quali
tutti i Paesi civili dovrebbero poter sempre contare, anche quando non fa
comodo alla casta della politica.
Pertanto, essendo assolutamente disinteressato
“all’evento”, che giudico dannoso almeno quanto l’epidemia di influenza
spagnola di storica memoria, desidero fare tanti auguri a tutti coloro che
ancora credono all’utopia mazziniana, e allo stesso modo, tanti auguri ai
bambini che credono in Babbo Natale.
Se venisse eletto Topolino o Pippo, almeno a loro
strapperemmo un sorriso sincero!
Alberto Conterio - 29.01.2015
venerdì 23 gennaio 2015
Quasi pronta la nuova legge elettorale.
Quasi pronta la nuova legge elettorale.
Scivolando verso la dittatura…
Conservo ancora il testo di Educazione Civica utilizzato
all’ultimo anno delle scuole superiori che ho frequentato nei primi anni ’80
del secolo passato. Gia allora ridevo della «sovranità popolare». Non tanto per
essere contrario ad essa , anzi, ma perché nello studiare il funzionamento
istituzionale della repubblica italiana erano evidenti fin da subito grossolane
lacune e incongruenze. Negli anni poi, non solo io, ma un poco tutti, ci siamo
resi conto che la sovranità popolare sancita con l’articolo uno della
costituzione non è altro che uno specchietto per allodole. Ai poteri forti,
italiani prima e globalizzati poi, non servono persone libere e pensanti,
servono vassalli, schiavi da sfruttare.
In conseguenza di ciò, servono governi fantoccio che
sappiano ubbidire e basta.
Ecco perché negli ultimi vent’anni, la sovranità popolare e
sotto continuo attacco. Un processo involutivo di questa importanza però, non
può essere imposto, deve essere condiviso anche dal popolo che si vuole
defenestrare. Deve - per così dire - essere un processo «sentito» necessario.
È così, che da «mani pulite» in avanti, la parola d'ordine è
ridurre i costi e gli sprechi della politica. La politica diventa «costosa» per
definizione. Non c’è programma di partito che non preveda – a parole – una
riduzione dei suoi costi. Questa la necessità... che, guarda caso, porta in
dote anche una soluzione: la riduzione del numero dei parlamentari! Badate
bene, non la riduzione degli stipendi, ma la riduzione degli eletti!
Senza proteste, con questo giochetto, gli elettori perdono
buona parte della loro rappresentanza parlamentare, ma applaudono contenti!
Andiamo oltre. Si asserisce che la modernità dei tempi che
viviamo, che impone rapidi cambiamenti e
decisioni, è in contrasto con la lentezza decisionale del nostro Parlamento.
Naturalmente, anche in questo caso, il rimedio è già disponibile:
l’eliminazione del bicameralismo. Annulliamo la capacità del reciproco controllo/miglioramento
legislativo tra Camera e Senato, riducendo il secondo ad un dopolavoro
aziendale, senza incarichi e il gioco e fatto. Risparmiamo tempo no?
Ma non basta ancora...
Pare infatti, che governare sia diventate troppo dificile a
causa della litigiosità dei nostri rappresentanti dai molteplici punti di
vista. Potremmo eliminarli del tutto questi rappresentanti direte voi? Noo,
sarebbe una forzatura troppo evidente. Meglio lavorare ai fianchi il problema:
facciamo in modo che la governabilità diventi la necessità più sentita, ed
anche in questo caso, la soluzione c’è. Passa attraverso il premio di
maggioranza che, abbinato anche ad una soglia di sbarramento, elimina gran
parte delle opposizioni! Chissenefrega poi se alle urne votano meno della metà
degli aventi diritto al voto, è sufficiente che una gruppo di «pesci» abbocchi
all’amo, e il premio di maggioranza che porta alla Camera la sicurezza di
governare a piacimento senza la seccatura di una opposizione seria, scatta
comunque.
Resta il problema di chi mandare in Parlamento. Un
dettaglio… risolto brillantemente con la compilazione di liste elettorali in
gran parte «prenotate» dalle segreterie dei partiti!
Bene, ora possiamo fare una piccola somma per avere la
situazione complessiva: dunque, riduciamo il numero dei rappresentanti
(parlamentari), eliminiamo una delle due camere o la riduciamo ad essere un
circolo ricreativo di nominati dai partiti, applichiamo un premio di
maggioranza senza avere un limite di partecipazione al voto, introduciamo una
soglia di sbarramento per eliminare parte dell’opposizione (piccoli partiti e
movimenti), e infine, organizziamo le liste elettorali dai direttivi di partito
«assicurando» un certo numero di eletti fedeli. Cosa otteniamo? Otteniamo la
dittatura nascosta delle lobby di potere per mandato democratico. Una oligarchia
trasversale interna ai partiti. Questo otteniamo!
Avere la decenza di chiamare questo crimine con il suo nome,
resta un esercizio difficile per gli ipocriti che scaldano la maggioranze delle
poltrone di Montecitorio. Così queste losche manovre che superano di slancio
ogni più audace invettiva del mai dimenticato Cardinale Richelieu, vengono pure
definite «riforme».
Apriamo gli occhi signori, finché siamo in tempo!
Alberto Conterio - 23.01.2015
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