La più alta carica dello Stato spesso è indotta (da certi opinionisti) ad appiattirsi sul tracciato del proprio predecessore
In Italia, è in atto uno strano fenomeno: quello della «continuità» istituzionale. La più alta carica dello Stato spesso è indotta (da certi opinionisti) ad appiattirsi sul tracciato del proprio predecessore. Ecco l’esempio più emblematico. Nel 2006, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 200, accogliendo il ricorso presentato il 10 giugno 2005 dall’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha dichiarato che non spettava al Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, «impedire la prosecuzione del procedimento volto alla adozione della determinazione presidenziale relativa alla concessione della grazia»a Ovidio Bompressi (l’ex esponente di «Lotta continua», condannato, in via definitiva, a 19 anni, 9 mesi e 8 giorni di reclusione, per avere sparato e ucciso il commissario Luigi Calabresi a Milano il 17 maggio 1972).
La sentenza della Consulta, che ha definito l’indicato conflitto interorganico, è stata pubblicata il 24 maggio 2006, quando l’avvicendamento alla presidenza della Repubblica (ed al ministero della Giustizia) si era già compiuto.
Sul piano strettamente giuridico-costituzionale, nulla obbligava il nuovo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a dare corso alla determinazione del suo predecessore (di concedere la grazia a Ovidio Bompressi).
Soltanto il pensarla allo stesso modo di Ciampi (sulla ricorrenza di quelle ragioni «eminentemente umanitarie ed equitative», ma non – beninteso – politiche, in quanto costituzionalmente illegittime) avrebbe potuto indurre – per come avvenuto – il neo Presidente della Repubblica a concedere l’indicato provvedimento di clemenza.
All’indomani della pubblicazione della citata sentenza della Consulta, alcuni autorevoli commentatori hanno affermato che sarebbe stato «paradossale» se Napolitano non avesse dato corso al provvedimento di grazia.
Il discorso regge, ed è difficilmente criticabile, se visto in relazione al destinatario del medesimo provvedimento, che ne avrebbe già da tempo beneficiato se l’allora Ministro Castelli non avesse impedito il completamento del relativo iter con la famosa nota ministeriale del 24 novembre 2004 (annullata dalla citata sentenza della Consulta).
Viceversa, non regge affatto se lo si astrae e se costituisce un ennesimo, pressante invito al Presidente Napolitano a proseguire sulla stessa “linea” di Ciampi. In tal caso, sarebbe deleterio per le sorti della Repubblica italiana.
Chiariamo l’assunto. Come si ricorderà, lo stesso Ciampi non si è reso saggiamente disponibile ad una sua ricandidatura al Quirinale, sul rilievo che un presidente che resta in carica due settennati sarebbe più un «monarca» che un presidente di uno Stato repubblicano. E non è monarchia se il successore si appiattisce sulle posizioni assunte dal predecessore (un po’ come avviene nelle successioni al trono, ove l’erede viene scelto essenzialmente per questa sua attitudine)? E’ noto che la “continuità” si apparenta meglio con la monarchia che con la repubblica.
In altri termini, meno – in futuro – il Presidente Napolitano la penserà allo stesso modo di Ciampi (la cui integrità morale ed istituzionale è fuor di dubbio), più la forma repubblicana della nostra Italia sarà scevra di squilibri. D’altra parte, il presidente della Repubblica italiana è, per Costituzione, il rappresentante dell’unità nazionale, e non del pensiero del proprio predecessore.
Alfonso Masselli
http://www.capitanata.it/newsrecord_long.php?tar=6614
Il discorso del Sig. Masselli non fa una grinza, e si sposa perfettamente con l’attualità del sistema istituzionale italiano, ma come Monarchico non posso non leggere tra le righe di quanto scritto.
Egli afferma che la “continuità istituzionale” riduce la repubblica ad una sorta di Monarchia. Cosa intende dire ?
Non siamo stati concordi nell’affermare ovunque (non parlo da Monarchico o da repubblicano ma semplicemente da cittadino) che la continuità istituzionale è un bene prezioso per il Paese, la società, l’economia ed il mondo produttivo ? E poi ancora, accertato che le linee guida di un Presidente sono corrette e hanno un impatto positivo sulla società, per quale motivo non dovrei “continuare” ad osservarle istituzionalmente ?
Cos’è che il Sig. Masselli vuol dimostrare allora ?
Probabilmente il Sig. Masselli stretto nella sua stessa ideologia estrema del suo essere repubblicano, non si avvede di valorizzare indirettamente proprio l’Istituto della Monarchia ereditaria. Egli osteggia di fatto ciò che la “continuità istituzionale” rappresenta per il buon funzionamento di uno stato e plaude invece ad un sistema capace di continui cambi di rotta al fine stesso (non necessario ma demagogico) di dimostrare la vitalità di un sistema repubblicano.
In tal modo Egli tenta invano di scindere ciò che è buono da ciò che non è politicamente corretto a dimostrare l’equazione repubblicana per eccellenza : l’errore della successione ereditaria .
Questo “errore” è invece la carta vincente della Monarchia al fine di assicurare nel tempo la vera Democrazia al popolo e per il popolo.
Ma torniamo a quanto asserisce il Sig. Masselli nel suo articolo : “due mandati presidenziali in Italia (14 anni) fanno apparire un Presidente quasi un Monarca” Verrebbe da credere che volesse terminare la frase con un bel “…che schifo !!!”
Se la continuità in una repubblica, provoca nei suoi sostenitori più audaci simili “irritazioni”, perché non procedere nel riformare questi tempi al ribasso, promuovendo un periodo di 3 o 4 anni soltanto ?
Non sarebbe un segnale di grande dinamismo o di un maggior e più spinto radicamento repubblicano ?
Ci ritroveremo così, al pari di altre repubbliche, (repubbliche solo sulla carta) che si trovano costrette a campagne presidenziali ogni 3 anni circa, e dove nella quasi totalità delle volte, il Presidente al suo primo mandato è confermato al secondo, nel tentativo patetico quanto necessario ad ottenere un minimo di “continuità istituzionale” necessaria a garantire lo sviluppo armonico della società e del paese.
Il cerchio si chiude. L’estremo dinamismo invocato dal Sig. Masselli a legittimare la repubblica, viene evitato dai paesi stessi che lo promuovono perché è sintomo di non sviluppo, è fenomeno turbativo della società, …in parole più semplici, è caos ed anarchia.
Rendiamo grazie al Sig. Masselli, che da buon repubblicano, ci fa comprendere quanto sbagliata sia la repubblica che viviamo e quanto potrebbe essere migliore il nostro paese retto da una Monarchia Costituzionale ereditaria !
In Italia, è in atto uno strano fenomeno: quello della «continuità» istituzionale. La più alta carica dello Stato spesso è indotta (da certi opinionisti) ad appiattirsi sul tracciato del proprio predecessore. Ecco l’esempio più emblematico. Nel 2006, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 200, accogliendo il ricorso presentato il 10 giugno 2005 dall’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha dichiarato che non spettava al Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, «impedire la prosecuzione del procedimento volto alla adozione della determinazione presidenziale relativa alla concessione della grazia»a Ovidio Bompressi (l’ex esponente di «Lotta continua», condannato, in via definitiva, a 19 anni, 9 mesi e 8 giorni di reclusione, per avere sparato e ucciso il commissario Luigi Calabresi a Milano il 17 maggio 1972).
La sentenza della Consulta, che ha definito l’indicato conflitto interorganico, è stata pubblicata il 24 maggio 2006, quando l’avvicendamento alla presidenza della Repubblica (ed al ministero della Giustizia) si era già compiuto.
Sul piano strettamente giuridico-costituzionale, nulla obbligava il nuovo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a dare corso alla determinazione del suo predecessore (di concedere la grazia a Ovidio Bompressi).
Soltanto il pensarla allo stesso modo di Ciampi (sulla ricorrenza di quelle ragioni «eminentemente umanitarie ed equitative», ma non – beninteso – politiche, in quanto costituzionalmente illegittime) avrebbe potuto indurre – per come avvenuto – il neo Presidente della Repubblica a concedere l’indicato provvedimento di clemenza.
All’indomani della pubblicazione della citata sentenza della Consulta, alcuni autorevoli commentatori hanno affermato che sarebbe stato «paradossale» se Napolitano non avesse dato corso al provvedimento di grazia.
Il discorso regge, ed è difficilmente criticabile, se visto in relazione al destinatario del medesimo provvedimento, che ne avrebbe già da tempo beneficiato se l’allora Ministro Castelli non avesse impedito il completamento del relativo iter con la famosa nota ministeriale del 24 novembre 2004 (annullata dalla citata sentenza della Consulta).
Viceversa, non regge affatto se lo si astrae e se costituisce un ennesimo, pressante invito al Presidente Napolitano a proseguire sulla stessa “linea” di Ciampi. In tal caso, sarebbe deleterio per le sorti della Repubblica italiana.
Chiariamo l’assunto. Come si ricorderà, lo stesso Ciampi non si è reso saggiamente disponibile ad una sua ricandidatura al Quirinale, sul rilievo che un presidente che resta in carica due settennati sarebbe più un «monarca» che un presidente di uno Stato repubblicano. E non è monarchia se il successore si appiattisce sulle posizioni assunte dal predecessore (un po’ come avviene nelle successioni al trono, ove l’erede viene scelto essenzialmente per questa sua attitudine)? E’ noto che la “continuità” si apparenta meglio con la monarchia che con la repubblica.
In altri termini, meno – in futuro – il Presidente Napolitano la penserà allo stesso modo di Ciampi (la cui integrità morale ed istituzionale è fuor di dubbio), più la forma repubblicana della nostra Italia sarà scevra di squilibri. D’altra parte, il presidente della Repubblica italiana è, per Costituzione, il rappresentante dell’unità nazionale, e non del pensiero del proprio predecessore.
Alfonso Masselli
http://www.capitanata.it/newsrecord_long.php?tar=6614
Il discorso del Sig. Masselli non fa una grinza, e si sposa perfettamente con l’attualità del sistema istituzionale italiano, ma come Monarchico non posso non leggere tra le righe di quanto scritto.
Egli afferma che la “continuità istituzionale” riduce la repubblica ad una sorta di Monarchia. Cosa intende dire ?
Non siamo stati concordi nell’affermare ovunque (non parlo da Monarchico o da repubblicano ma semplicemente da cittadino) che la continuità istituzionale è un bene prezioso per il Paese, la società, l’economia ed il mondo produttivo ? E poi ancora, accertato che le linee guida di un Presidente sono corrette e hanno un impatto positivo sulla società, per quale motivo non dovrei “continuare” ad osservarle istituzionalmente ?
Cos’è che il Sig. Masselli vuol dimostrare allora ?
Probabilmente il Sig. Masselli stretto nella sua stessa ideologia estrema del suo essere repubblicano, non si avvede di valorizzare indirettamente proprio l’Istituto della Monarchia ereditaria. Egli osteggia di fatto ciò che la “continuità istituzionale” rappresenta per il buon funzionamento di uno stato e plaude invece ad un sistema capace di continui cambi di rotta al fine stesso (non necessario ma demagogico) di dimostrare la vitalità di un sistema repubblicano.
In tal modo Egli tenta invano di scindere ciò che è buono da ciò che non è politicamente corretto a dimostrare l’equazione repubblicana per eccellenza : l’errore della successione ereditaria .
Questo “errore” è invece la carta vincente della Monarchia al fine di assicurare nel tempo la vera Democrazia al popolo e per il popolo.
Ma torniamo a quanto asserisce il Sig. Masselli nel suo articolo : “due mandati presidenziali in Italia (14 anni) fanno apparire un Presidente quasi un Monarca” Verrebbe da credere che volesse terminare la frase con un bel “…che schifo !!!”
Se la continuità in una repubblica, provoca nei suoi sostenitori più audaci simili “irritazioni”, perché non procedere nel riformare questi tempi al ribasso, promuovendo un periodo di 3 o 4 anni soltanto ?
Non sarebbe un segnale di grande dinamismo o di un maggior e più spinto radicamento repubblicano ?
Ci ritroveremo così, al pari di altre repubbliche, (repubbliche solo sulla carta) che si trovano costrette a campagne presidenziali ogni 3 anni circa, e dove nella quasi totalità delle volte, il Presidente al suo primo mandato è confermato al secondo, nel tentativo patetico quanto necessario ad ottenere un minimo di “continuità istituzionale” necessaria a garantire lo sviluppo armonico della società e del paese.
Il cerchio si chiude. L’estremo dinamismo invocato dal Sig. Masselli a legittimare la repubblica, viene evitato dai paesi stessi che lo promuovono perché è sintomo di non sviluppo, è fenomeno turbativo della società, …in parole più semplici, è caos ed anarchia.
Rendiamo grazie al Sig. Masselli, che da buon repubblicano, ci fa comprendere quanto sbagliata sia la repubblica che viviamo e quanto potrebbe essere migliore il nostro paese retto da una Monarchia Costituzionale ereditaria !
Alberto Conterio - 15.10.2008
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