L’economia va male!
L’economia va male! Con questa affermazione ogni quotidiano
negli ultimi anni apre la sua prima pagina, così come sono diventate le parole
scontate di apertura, pronunciate dai vari conduttori nei telegiornali in
tuvvù. Poi giù a inondarci di dati sugli andamenti borsistici, previsioni sul
rating, cambi e differenziali Spred, titoli sovrani e chi più ne ha ancora. Una
mole impressionante di parole vuote, che non dicono nulla, non servono a nulla.
Paroloni che non avrebbero nessun peso reale se, non vi fosse la volontà
politica, comprovata in vent’anni di amare esperienze, di dare importanza a
questo catafalco, definito “economia” dietro al quale si nasconde solo la
finanza dei banchieri europei e dell’Euro, contro ogni logica e soprattutto
contro l’Italia ed il popolo italiano.
Riflettendo meno del tempo necessario ad un battito di
ciglia, posso affermare con buona sicurezza che, non mi stupisce che ciò possa
accadere. Nelle Università italiane, in cui si è formata e si forma tutt’ora la
classe dirigente e politica della Nazione, vengono infatti retribuite per
insegnare, persone come l’attuale Presidente del Consiglio e la sua “squadra”
di governo.
A costoro, sono voluti otto mesi di lavori, per partorire,
in un Decreto sviluppo, tardivo e crediamo ormai inconcludente, un
provvedimento elementare di straordinaria efficacia. Ho il timore che deve
essere stato un errore o un equivoco non voluto, che verrà presto rettificato :
si tratta di revocare o ridurre talune agevolazioni fiscali a quelle imprese
che delocalizzano il lavoro italiano all’estero. Non serviva una pletora
infinita e ben remunerata di Professori e Tecnici attempati per giungere a ciò,
era sufficiente dar retta ad un idiota analfabeta. Credetemi!
Quando l’interesse di un’impresa coincide con l’interesse
della comunità che la circonda, o più genericamente coincide con l’interesse
delle famiglie, abbiamo un effetto positivo per l’interesse nazionale e la sua
economia reale. Quando questo non avviene, per i più diversi motivi, primo e
più importante tra tutti appunto, la delocalizzazione del lavoro altrove, le
famiglie soffrono e l’Italia economica entra in crisi.
È una regola universale, valida dal paleolitico. Una regola
che non ha perso il suo valore neppure attraversando la rivoluzione industriale
: se non lavoro, non mangio, e se non mangio, mi duole lo stomaco perché ho
fame e mi passa la voglia di guardarmi intorno! Questa è “Economia”, e ho
voluto parlarne con termini semplici credo, comprensibili dalla gente semplice
e soprattutto reale. Spero di esserci riuscito!
Cosa avverrà in futuro? Ha poca importanza ormai, perché il
danno fatto da questi mariuoli è in gran parte irreversibile, e ci troviamo
oggi in una condizione assai peggiore di quella in cui si trovavano gli italiani
subito dopo la guerra.
Non ho quindi fiducia nel futuro, e forse si tratta di
ricostruire non solo imprese sane, ma proprio la fiducia e l’entusiasmo perso
dal popolo italiano. Come?
Il provvedimento varato ieri, se non verrà emendato per
qualche interesse cinico, è un buon inizio… finalmente!
Alberto Conterio - 26.07.2012
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