Breve riflessione sull’attuale Costituzione e sulla
Democrazia.
Qualche tempo fa lessi un articolo che, parlando
dell’imbarbarimento della politica nazionale, indicava come causa il fatto che
dal dopoguerra ad oggi, il livello culturale dei politici italiani era assai
calato.
Scendendo nei dettagli, veniva argomentato che alla
Costituente del 1946, dalla quale nacque l’odierna Costituzione repubblicana,
oltre il 70% dei partecipanti era in possesso di un Diploma di Laurea, e questo
nonostante vi fosse stata una guerra mondiale ad aver interrotto o rallentato
il percorso degli studi di molti di essi, mentre oggi (dati riferiti alla
legislatura precedente l’attuale in corso) tale percentuale è caduta al 42%!
È solo discorrendo qualche tempo dopo con un amico che
all’improvviso ho avuto una “rivelazione” in proposito.
In questo Paese, dove anche per fare l’operatore ecologico
(un tempo si dicevo lo spazzino) è necessario produrre dei titoli, cioè
dimostrare di avere una istruzione minima o addirittura avere un diploma
professionale, l’odierna Costituzione, che in molti dipingono come la “più
bella del mondo”, permette agli analfabeti (e a sentir parlare alcuni degli
attuali politici, viene il dubbio che lo sia davvero) di candidarsi alle
elezioni per essere nominato Deputato o Senatore.
E siccome tutti teniamo famiglia e le retribuzioni dei
politici italiani, sono le migliori al mondo, il ballo abbia inizio… tutti di
corsa a candidarsi ovunque!
Compreso ciò, resta facile intuire perché dal 1946 ad oggi,
ad ogni passaggio elettorale, ad ogni nuova legislatura e ad ogni nuovo
governo, l’Italia sia rotolata sempre più in basso, fino alla melma attuale.
Perché in un Paese dove i giornali, la radio e la televisione controllano
l’opinione pubblica, anche una scimmia può effettivamente diventare Deputato o
Senatore. Le responsabilità partono dunque ancora una volta dal giorno infausto
in cui Casa Savoia è stata estromessa dal nostro Paese, e appartengono tutte
alle regole fondamentali della Democrazia utopica, forgiate dai “Padri
costituenti”di questa repubblica, che recitano: tutti hanno uguali diritti e,
il popolo è sovrano, spetta alla maggioranza dettare le regole.
Quando in “Italia” la Democrazia fu inventata da Carlo
Alberto di Savoia, Re di Sardegna nel marzo del 1848, lo Statuto Albertino, che
la regolava, era tutt’altra carta costituzionale, e seppur migliorabile come
ogni novità, non presentava almeno questi grossolani abbagli.
A fare da barriera contro gli avventurieri e la dittatura
dell’opinione pubblica pilotata due semplicissimi articoli : L’Articolo 33
stabiliva che i Senatori erano nominati dal Re, scelti da una serie di persone
che ne avevano titolo per i loro particolari incarichi già svolti in seno alle
Istituzioni o per palese merito personale e l’Articolo 50, che stabiliva che le
funzioni di Senatore e di Deputato non davano diritto ad avere retribuzioni e
indennità. Ciò può sembrare poco democratico pensando all’utopia e alla
demagogica degli amici repubblicani, ma serviva a creare un circolo virtuoso,
dove non trovavano spazio gli analfabeti e gli approfittatori, nemici… questi
si della Democrazia pratica, quella vera, che è chiamata ogni giorno a decidere
in nome dei cittadini sull’interesse e l’avvenire degli stessi.
Con questi “ostacoli”, avrebbero trovato spazio nelle
Istituzioni persone come Scillipoti, la Minetti o Renzo Bossi detto “il Trota”
? Facile dare una risposta, e si comprende come, con lo Statuto Albertino, una
Nazione appena nata come l’Italia, sia potuta diventare in pochi lustri una
potenza mondiale, e come, con la Costituzione del 1948, nello stesso lasso di
tempo, la nostra povera Patria sia sprofondata a livelli vergognosi da terzo
mondo.
Un famoso artista italiano direbbe : “meditate gente,
meditate!”
Alberto Conterio - 26.09.2013
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