Primavere arabe e autunno occidentale
Non sono stato tra quelli che accolsero con entusiasmo e
speranza (e superficialità aggiungo) le cosiddette “primavere arabe” e oggi mi
spiace dover constatare che avevo purtroppo ragione.
Mi resi immediatamente conto che si stava per aprire un vero
vaso di pandora, allorché, in nome della democrazia, si abbattevano alcuni
dittatori. Il posto di costoro però, non fu occupato da uno stato di diritto
con regole certe e democratiche come speravano alcuni sprovveduti sognatori, ma
dal caos.
È doveroso denunciare a questo punto, che la maggior parte
degli intellettuali occidentali di area “liberal” silenziati dai loro stessi
errori di valutazione ed entusiasmi falliti, sono stati vergognosamente
appoggiati dalla maggior parte dei media che, al cambio del vento, hanno
cominciato a disinteressarsi a queste aree mano a mano che le premesse e
promesse cadevano nel baratro del fondamentalismo religioso.
Gran parte della colpa di questo triste epilogo, è
attribuibile a mio giudizio, ancora una volta (come è già successo in
Afghanista ed in Irak) alla complicità franco-statunitense, che in nome della
repubblica ad ogni costo, hanno voluto scartare a priori, l’opzione pacificante
di restaurare le legittime monarchie in questi Paesi sull’onda anche di una
corposa volontà popolare (soprattutto in Libia), facilitando l’islamismo con la
rinascita della fratellanza mussulmana, che dal caos ha saputo trarre tutti i
vantaggi possibili.
Gli scontri tra etnie e tribù locali, che solo le monarchie
locali, erano riuscite in passato a evitare senza l’uso di brutalità sulla base
della convivenza garantita al di sopra di tutti gli interessi, sono stati
abilmente manipolati dai “fratelli”, per alimentare dubbi e preconcetti nei
confronti dell’occidente, giungendo in Egitto, per mezzo di elezioni (definite
“libere” per le garanzie fornite dagli stessi osservatori occidentali) alla conquista
del potere di costoro.
A distanza di pochi mesi però, l’intellighenzia occidentale
favorevole all’insediamento del Presidente Morsi, con acrobatica metamorfosi
del suo pensiero, ha rinnegato la sua storia di civiltà, giungendo ad
applaudire un colpo di stato militare, che deponendo un Presidente
democraticamente eletto (contestato quanto si vuole ma legittimo) ha
riconsegnato questa Nazione a nuovo caos.
E così, mentre i fatti gravissimi che si registrano in
Egitto vengono messi sotto silenzio o giustificati, gli stessi fatti registrati
in Siria vengono classificati “male assoluto” andando ad alimentare ancora e
sempre più il rancore verso il doppiopesismo accidentale, basato non su sani
principi universali - come ci viene fatto credere a scuola quando si glorifica
il pogrom sanguinario della Rivoluzione Francese - ma sempre più dagli umori e
interessi della finanza e della strategia geopolitica.
A farne le spesse, come al solito, il popolo e in generale
il cristianesimo locale, visto come l’avanguardia stabile dell’occidente in
terra islamica. La furia primordiale, cieca e fanatica dei seguaci di Maometto,
soprattutto in Egitto, si è infatti riversata sulle chiese e sulle case
religiose. E non c’è giorno che non vengano registrati nuovi attacchi e nuove
violenze dei confronti dei Cristiani Copti la residenti.
Oltre al danno comunque anche la beffa. Importanti firme del
nostro giornalismo più impegnato, come Maurizio Belpietro, direttore del
quotidiano “Libero”, è giunto a giustificare questi abomini, quali
ripercussioni alla passata connivenza tra i Cristiani Copti e il deposto regime
dittatoriale di Mubarak.
Siamo insomma alla follia del disordine ideologico e
mentale, che vede nei carnefici, non già dei criminali responsabili di atti
disdicevoli ma i “buoni” impegnati in azioni di “riparazione” contro il male,
rappresentato dalla comunità religiosa dei Cristiani Copti.
Questa che denuncio, è la mentalità dell’autodistruzione,
senza più una regola, una logica una verità.
A queste logica illogica e a queste false verità, continuerò
ad oppormi…
Alberto Conterio - 03.09.2103
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