Interviste ad Alberto Conterio
Importanti riflessioni... sempre valide !
sabato 2 giugno 2018
Frazione Balma: Contro la festa della truffa e dell'inganno
Frazione Balma: Contro la festa della truffa e dell'inganno: Per combattere ogni truffa e ogni inganno, ricordare il 2 giugno 1946 è un dovere morale per ogni vero italiano. Quindi l'augurio che...
mercoledì 30 maggio 2018
Qualcosa di immensamente positivo ed attuale
Monarchica oggi
Qualcosa di immensamente positivo ed attuale
L’occasione del
matrimonio di Harry e Meghan del 19 maggio scorso, ci fornisce una magnifica
occasione per parlare non tanto di Monarchia, quanto piuttosto di monarchici.
Non c’è dubbio
che in Italia sia assai difficile essere monarchici. Per tanti motivi,
pregiudizi e incomprensioni. Ma contrariamente a quel che si può credere, il
nemico principale del monarchico oggi, non è il regime repubblicano o le
persone che si definiscono o si sentono repubblicane. Costoro sono per lo più
persone inconsapevolmente repubblicane. Vivono la realtà che hanno sempre
vissuto senza aver avuto notizia di una realtà alternativa. Sono persone che
accettano ciò senza fiatare per ignoranza quindi, perché continuamente spinti
avanti a suon di slogan come un gregge dalla propaganda.
Il vero nemico
del monarchico è stato, e sarà sempre il monarchico stesso, o meglio di colui
che si definisce monarchico. Una persona che con le sue azioni, le sue parole
ed il suo stile di vita, arriva a storicizzare il concetto stesso di Monarchia.
Lo si è visto
mirabilmente impegnato nell’affossare ciò che restava dell’orgoglio monarchico
nazionale alla recente traslazione delle salme dei nostri amati Sovrani a
Vicoforte, Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoia, per un giorno di
notorietà.
Rppresentanti di
una Monarchia legata alla commemorazione del passato, che si illudono, o
cercano di illuderci di attualizzarla, presentando la Monarchia come ad un
insieme di fatti, notizie e pettegolezzi appartenenti al gossip dei rotocalchi.
Amano farsi fotografare con il pennacchio a pranzi, matrimoni e gran balli.
Ecco perché
quest’ultimo matrimonio “Reale” è stato un’ottima occasione per smascherare
ciò, perché ci ha parlato certamente di gossip, ha mostrato lustrini e
cappellini, ha evidenziato una pletora di ipocriti a caccia della notorietà che
un invito rappresentava, ma ha anche mostrato a tutto il mondo che la
Monarchia, nei Paesi in cui è presente, è anche saldamente legata alle realtà popolari,
operaie, contadine e piccolo borghesi.
Erano questi i
veri monarchici d’Inghilterra, quelli seduti sui prati, quelli con il cestino
da pic nic spalmati di crema solare per non bruciarsi al sole, in attesa di
poter guardare per una manciata di secondi la nuova coppia principesca in
transito sulla carrozza, nella speranza forse, di poter incrociare il loro
sguardo per qualche istante! Sono costoro le fondamenta incrollabili della
Monarchia britannica.
Una realtà che
ogni giorno ramifica e si rafforza nei mercatini rionali, nelle scuole, nelle
fabbriche, alla guida dei mezzi pubblici, negli uffici e negli ospedali.
Qualcosa di
immensamente positivo ed attuale, tutto il contrario del popolo “monarchico”
italiano, in costante calo numerico per infiniti motivi, ma anche e soprattutto
a mio parere perché partecipante al più
a qualche salotto bene, ai caffè del centro, alle Sante Messe comandate o ai
convegni. Tutte manifestazione, sempre più scelte non sulla base di una idea
comune, ma sulla base ad una particolarità d’appartenenza a questo o a quel
Principe, a questo o a quel gruppo o organizzazione.
È chiaro che
presto verremo rinchiusi nei musei di sociologia, e neppure nelle sale
principali, ma negli scaffali fuori visita.
Non andiamo da
nessuna parte in questo modo, perché la gente in questo mondo che cambia ha
comunque bisogno di punti di riferimento, e “per fortuna” non sa che farsene
delle nostre beghe!
Alberto Conterio -
22.05.2018
lunedì 7 maggio 2018
La falsa rivoluzione del 1968
La falsa rivoluzione del 1968
Cinquantesimo anniversario da non ricordare
Purtroppo quest’anno, ricorre il cinquantesimo
anniversario della rivoluzione socio culturale detta del ’68.
Il movimento nacque originariamente a metà degli anni
sessanta negli Stati Uniti e raggiunse la sua massima virulenza nell'Europa
occidentale nel 1968, soprattutto in Francia nel mese di maggio, conosciuto
appunto come “Maggio francese”.
Inutile girarci intorno o tentare di sminuire questo
evento: fu un taglio netto con l’ordine
precostituito precedente. Una linea di demarcazione che separò da quel momento
il passato dal futuro.
In tutto ciò, mi sento comunque bene con me stesso. Con
tutti i disastri di cui la mia generazione è stata responsabile e testimone,
questo fortunatamente, non può esserci attribuito. Aquella data, eravamo ancora
dei bambini. Ciò non toglie che le grosse sfide che oggi la nostra stessa
generazione è chiamata ad affrontare, quali l’aborto, l’omosessualità, l’agenda
gender, l’eutanasia e altre ancora, trovano le loro radici proprio in quel
periodo.
Analizzando con attenzione, possiamo affermare che non si
può considerare questa rivoluzione, come un movimento della base contro l’ordine
costituito del capitale come la si vuol far credere, ma una rivoluzione che ha
utilizzato la base per eliminare dall’ordine costituito ciò che era di
intralcio allo sviluppo più sfrenato del capitalismo.
Fino a quel momento, a partire dalla rivoluzione industriale,
le regole del mondo moderno si basavano sullo scontro di classe, come ben
specificato con la pubblicazione a Londra, del Manifesto del Partito Comunista
di Karl Marx e Friedrich Engels. Nonostante tutto però, anche Marx ed Engels,
non erano certo originali, in quanto avevano semplicemente ridefinito i criteri
e le denominazioni dello scontro classico tra oppressi ed oppressori.
Con la rivoluzione industriale, questo scontro viene
focalizzato tra la classe della borghesia e del proletariato. La borghesia,
classe rivoluzionaria per eccellenza a partire dal basso medioevo, si trova
proiettata nell'età moderna, dopo aver annientato la struttura economica e
politica allora esistente. Un sistema economico ormai inadeguato ed obsoleto al
frenetico ritmo dell’industria e del commercio, e si consacra classe dominante
a tutti gli effetti, essendo in costante ascesa sociale. Anche il proletariato
però, traeva beneficio da ciò. Edizione moderna della vecchia e superata
servitù della gleba, grazie al raggruppamento e all’organizzazione stabile
delle grandi industrie, acquisisce la cognizione della sua forza organizzandosi
in corporazioni e sindacati, aspirando e trovando anch’essa in molti casi un
miglioramento delle proprie condizioni di vita. Due classi in lotta, che
traevano però origine dalle stesse umili condizioni di partenza, e per questo
accomunate dalla stessa morale e dalle stesse regole.
Al contrario, tutti coloro che fino all’avvio della
rivoluzione industriale, potevano dirsi grandi e potenti, la grande
aristocrazia, i latifondisti, e magnati della finanza, i grandi armatori ecc.
presi alla sprovvista da questo fervore, e pur mantenendo i privilegi propri
della loro classe, diventano sicuramente meno importanti, per certi versi anche
superflui allo sviluppo della società. Uno sviluppo per il quale non provavano
necessità e interesse.
La rivoluzione del ’68 insomma, è la rivincita di
costoro. La rivoluzione del ’68 è l’emancipazione del grande capitale… per il
capitalismo. Un capitalismo assoluto, in cui si possa tornare alla situazione
stabile di oppressi ed oppressori di antica memoria, procedendo alla
distruzione di ogni valore precedente per azzerare la storia.
Non è un caso che il ’68 sia definita, rivoluzione post
borghese e post proletaria, perché è contro queste due classi che viene
scatenata.
La rivoluzione del ’68 quindi, viene attuata per
eliminare tutti i valori del mondo borghese e di conseguenza i valori del mondo
proletario, che sono in fondo i valori del buon senso comune:
Il matrimonio, la famiglia, lo Stato nazionale, la
religione, il lavoro fisso, i diritti sociali di base.
Si avvia nel ’68, la lotta contro l’autorità, in quanto
Nazione o confine che limita i mercati; contro il Padre di famiglia che
rappresenta l’origine e la storia, per togliere agli individui i punti fissi di
riferimento; la lotta contro la stessa famiglia, che rappresenta il nucleo
della società organizzata, l’ammortizzatore sociale naturale degli individui,
dove nascere e crescere protetti; contro il modello dei diritti dei lavoratori
organizzati, quale difesa al lavoro stabile e dignitosamente pagato e infine,
la lotta ai valori etici e religiosi, dalla quale le persone traggono il cibo
per l’anima, tanto immateriale quanto necessaria a fare la differenza tra persone
e bestie.
Tutto ciò serve a creare l’uomo nuovo… perfetta pedina
senza ricordi, senza valori, senza riserve etiche, facile preda della nuova
“religione”: il libero mercato.
Gli slogan urlati di allora, “vietato vietare”, o
“godimento individuale illimitato” rappresentano la punta della lancia con la
quale il grande capitale opera il sistematico abbattimento delle barriere e
delle limitazioni, contribuendo ad allentare prima e distruggere poi il tessuto
sociale coeso “del gruppo”, dalla quale le persone, seppur “limitate” traevano
beneficio e forza dalla collettività, per varare una società fatta di individui
singoli, sicuramente più liberi, ma soli davanti alle avversità del mondo.
Guarda caso, in occidente, la finanza, e le
multinazionali da allora non hanno più smesso di crescere in dimensioni e
forza, arrivando ormai a controllare non solo il mercato, ma le stesse economie
e politiche nazionali.
Concludendo, le rievocazioni e le manifestazioni in
ricordo di questa sciagura, sono ridicolaggini vergognose di quel residuo di
società, che già allora non era in grado di vedere oltre il proprio naso.
Persone usate come burattini contro il loro stessi interessi, che oggi
rappresentano il passato remoto di un futuro che non avevamo bisogno di
cercare. Un futuro che alla luce di quanto oggi succede ha cancellato il vero
futuro alla quale aspiravamo per migliorare non solo le nostre condizioni di
vita ma la nostra stessa interiorità. Invece di ricordare, sarà bene
dimenticare e rivedere totalmente la nostra organizzazione e la nostra società
per azzerare il pericolo di dover presto soccombere a tutto e a tutti.
Alberto Conterio - 07.05.2018
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