Interviste ad Alberto Conterio

venerdì 14 gennaio 2011

Marchionne, il miglior sindacalista italiano !

Marchionne, il miglior sindacalista italiano !

La notizia di questi giorni, sui ogni giornale italiano è sicuramente il contrasto tra Marchionne amministratore delegato della Fiat e la Fiom - Cgil di Mirafiori a Torino per l’accettazione tra i lavoratori dello stabilimento dell’accordo firmato dalle altre organizzazioni sindacali e l’azienda torinese. Nell’occasione sono ricomparsi sui muri, stelle 5 punte, e l’aria in città s’è fatta elettrica come non succedeva da anni.
Essendo stato in passato anch’io un dipendente Fiat Auto, proprio nel comprensorio di Mirafiori, mi sono interrogato, su cosa avrei votato nel referendum interno dei lavoratori. 


Mi sono così soffermato a riflettere sulla “proposta” di Marchionne, il disgusto di certo sindacato, le opzioni date dal mondo del lavoro globalizzato oggi, e tutto quanto possa servire ad avere sull’argomento un quadro completo e reale.
Per dare una risposta che abbia una logica, e che serva a comprendere davvero il problema e le scelte possibili che possono concorrere alla sua risoluzione, è necessario andare indietro nel tempo, e rispolverare alcune verità taciute o abilmente contraffatte, senza le quali contestualizzare gli avvenimenti per capire cosa succede oggi diventa difficile.

Per fare ciò, desidero utilizzare “tangentopoli” come confine tra due precisi momenti storici (che abbiamo vissuto e stiamo vivendo) ricordando opportunamente che :
Prima di quella data, sia i partiti che i sindacati (tutti i sindacati), erano schierati su posizioni di immobilismo. Tolte alcune piccole eccezioni infatti, partiti e sindacati, “esistevano”, per assicurare alle rispettive schiere di responsabili e dipendenti, uno status quo, creato artificialmente con l’avvento della repubblica e sviluppato in seguito, che prevedeva dei privilegi e il possesso del potere. Badate che scrivendo “responsabili e dipendenti” non ho indicato i cittadini elettori per i partiti ed i lavoratori iscritti e non iscritti per i sindacati, ma esclusivamente quelle persone che dai partiti e dai sindacati traevano lustro e lauti guadagni.

Tutto questo immobilismo (sia esso di partito o di sindacato), era suddiviso in due fazioni, uno palesemente conservatore, dedito quindi a conservare il potere acquisito, ed il secondo, apparentemente rivoluzionario al solo scopo di rovesciare il sistema per sostituirsi ad esso, fermo restando chiaramente i privilegi ed il poteri acquisiti anch’esso. Il sindacato ovviamente apparteneva al ramo rivoluzionario, servendosi dei lavoratori - il “tramite” - per raggiungere nuove soglie di privilegio e di potere. Le conquiste sindacali oggettive, avute negli anni 50, 60 e 70, sono quindi da ritenersi una conseguenza secondaria !

Questa poco lusinghiera “fotografia” del sindacato, non è una mia immaginazione, dovuta a risentimento o a pregiudizi nei confronti dello stesso, perché trova conferma nei risultati del “lavoro” svolto dal sindacato medesimo in favore dei lavoratori. Se noi ad esempio, prendiamo dei lavoratori appartenenti a diverse categorie - metalmeccanici, tessili, commercio, chimici, edili, pubblica amministrazione - ci accorgiamo in fretta che costoro, non godono degli stessi diritti, ma sono più o meno tutelati secondo l’importanza che ha, o che ha avuto in passato la propria categoria. Cosa intendo dimostrare con ciò ? Ciò dimostra, quanto asserito, cioè che il sindacato si serviva dei lavoratori per accrescere il potere ed i privilegi suoi, dimenticando quelle categorie meno numerose e quindi meno appetibili sul piano della visibilità mediatica a favore invece di quelle categorie che potevano dare maggior prestigio allo “sforzo” del suo operato.
Se mettessimo fianco a fianco, il valore dei diritti di ciascuna categoria di lavoratori, in un ipotetico diagramma di pareto infatti, avremmo tutta una scala, che partendo dal contratto dei metalmeccanici con valore pari a 100, arriverebbe al contratto dei braccianti agricoli con valore pari a 10. E ciò non può essere smentito da nessuno !!!

Dopo tangentopoli, il “panorama politico” e solo quello, rifacendosi il trucco, si suddividerà invece in liberisti, e progressisti. I liberisti, sono gli eredi dei conservatori sprofondati negli eccessi del sistema che avevano contribuito a creare, e il loro scopo oggi, è eliminare le regole per rendere il potere ed i privilegi, disponibili ai furbi. La contropartita come abbiamo detto è rappresentata dai progressisti, che essendo gli eredi dei rivoluzionari falliti, si accontenterebbero oggi di riscrivere le regole per penalizzare l’avversario, al solo fine di appropriarsi del potere e dei privilegi che ancora gli mancano.
E’ il sindacato ? La parte più consistente, rappresentato dalla Cgil e il suo braccio estremo della Fiom per i metalmeccanici - non essendo stati ufficialmente interessati dal fenomeno di tangentopoli, sono rimasti da soli sulle precedenti barricate. In Italia infatti, la Cgil, è rimasta l’ultima rappresentanza del più feroce conservatorismo, facendo della conflittualità permanente l’unico contributo ad ogni tentativo di accordo ! 
Per il lavoratore italiano, questo vuol dire che la Cgil, non rappresenta più il mondo del lavoro attuale, dove la logica della mediazione è spesso la salvezza del lavoro e lo sviluppo delle aziende, ma rappresenta lei solamente, lo strappo con la realtà e la riduzione dei diritti dei lavoratori che si vogliono attribuire oggi a Marchionne. Perché un sindacato degno di questo nome, ieri come oggi dovrebbe battersi affinché tutti i lavoratori inseriti nel mercato del lavoro nazionale abbiamo gli stessi diritti, non schierarsi alla testa di una frazione d’essi a difesa dei loro esclusivi diritti e privilegi, soprattutto quando siamo obiettivamente a conoscenza, che il mondo passato con le sue certezze ed i suoi tempi non è più proponibile. 

Lo scandalo quindi, non è rappresentato da Marchionne che sottrae ai lavoratori alcuni diritti per permettere all’azienda di proseguire la sua “avventura” nel mercato mondiale dell’auto, con la conservazione del lavoro il Italia, ma è rappresentato da un sindacato che in passato ha permesso a schiere di fortunati lavoratori di andare in pensione con 20 anni di contributi, mentre altri dovevano sgobbarne 40 ! Lo scandalo è rappresentato da un sindacato, che permette ancora oggi alle cooperative di non pagare le ferie ai propri lavoratori, oppure, che domani in nome di un principio irrinunciabile arriverà a sacrificare tutti i lavoratori senza contropartita alcuna !!!

Concludendo, se in Italia dovesse sorgesse un sindacato che sapesse assicurare finalmente a tutti i lavoratori i diritti ed il lavoro, previsti dall’accordo “imposto” da Marchionne, a Pomigliano e a Mirafiori, quello sarebbe il miglior sindacato mai visto nel nostro Paese ed io lo sosterrei convintamene !

Alberto Conterio – 14.01.2011

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