Complesso di inferiorità
Desidero tornare a parlare dell’appuntamento ormai prossimo del 17 marzo.
Oltre alla falsificazione storica dell’anniversario intitolato all’Unità d’Italia, per non dover ricordare invece la Proclamazione del Regno d’Italia, cioè la nascita dello stato unitario italiano così come è avvenuta, non completo territorialmente (mancando tutto il Lazio con Roma, il Veneto con Venezia, la Venezia Giulia con Trieste, ed il Trentino con Trento) abbiamo dovuto sopportare tutta una serie di “insorgenze” anti unitarie, che partendo dalla vuota ignoranza leghista, ha visto svilupparsi al Sud, una più intellettuale rivisitazione storica in salsa neo borbonica, puntando sull’ormai totale mancanza di nozioni storiche di base che, grazie allo sfascio della scuola pubblica, il popolo italiano dimostra.
A questi fatti, sufficiente in altri paesi a “produrre” piani socioculturali atti a ristabilire i valori unitari necessari da sempre a confrontarsi con la dovuta convinzione con gli altri popoli sulla piazza internazionale, vengono invece aggravati da un governo che, pur unito su ogni ridicolaggine politica e di gossip mondano, risulta diviso al suo interno, su questo argomento, dando importanza e legalità a tutti coloro che per interesse di parte, o per pura idiozia soffiano sul fuoco delle autonomie e delle secessioni di parti importanti della nostra Patria.
Il giorno del 17 marzo, sarà festa nazionale, non perché questa data sia istituzionalmente £sentita”, ma perché lo indica un Decreto. Quest’anno, e solo quest’anno, così è stabilito. Tre importanti ministri dell’esecutivo, possono vantarsi di aver votato contro. Nonostante ciò il Decreto, è stato approvato con grande scorno loro e dell’unione industriali (soprattutto lombardi), per bocca del loro Presidente, la Sig.ra Marcegaglia, si sono detti contrari - un giorno di festa in 150 anni - per rimarcare la frattura (finta) tra il mondo produttivo e la politica. Scriviamo finta frattura, perché non si può smentire che da decenni, soprattutto i grossi industriali del Nord, fanno grassi affari proprio grazie alla politica. Effimera la logica di questa contrarietà, considerando che nessuno di questi interessatissimi industriali si è mai lamentato di feste ben più puerili quali l’epifania, l’immacolata concezione, o lo stesso 2 giugno, tutti giorni di festività …annuali !
Questo disordine nazionale, grazie agli “esempi” citati, si moltiplica in ogni settore della vita sociale. Anche nelle scuole, il 17 marzo viene vissuto come un’emergenza.
Venerdì della passata settimana, tanto per fare un esempio pratico, i miei figli sono tornati a casa da scuola, con il testo di “Fratelli d’Italia” tra le mani, e dopo qualche domanda mirata, ho appreso, che quel giorno, tanto in classe V che in classe II da loro frequentate, s’è cantato più volte l’inno nazionale, nel tentativo di impararlo a memoria. Potrebbe sembrare una buona cosa ? Perché no, …se non fosse scandaloso e assolutamente negativo invece, che ciò sia fatto per la prima volta in assoluto, dopo anni di silenzio. Un silenzio che sa di omertà, con cui le Istituzioni sono colpevoli di aver disfatto e corroso il senso quasi religioso della nostra secolare italianità.
La repubblica italiana però, che procede su questa vergognosa strada fin dai primi vagiti, ha ritenuto che a qualche settimana dall’anniversario del 150° compleanno nazionale, la scuola pubblica dovesse insegnare l’inno di Mameli …per Decreto. Il prossimo anno si vedrà, tutto senza un disegno, un programma di crescita sociale e culturale delle nuove generazioni, che domani, diventando anche “classe dirigente” dovrà reggere le sorti di questo carrozzone !
Questo Giubileo, ha insomma dimostrato - ma era già evidentissimo - che la repubblica italiana, si autoalimenta di censure e ipocrisie, dove la storia cancellata e riscritta ad uso e consumo serve a coprire,come una spessa mano di vernice, il profondo complesso di inferiorità politico, sociale ed intellettuale nei confronti del passato monarchico. Un passato forse più povero di denaro, ma ben più ricco di valori ed energie sane. Chi allora rappresentava lo Stato, era davvero un esempio; non c’erano frotte di incompetenti e nullafacenti tra i dipendenti pubblici (utili soltanto come riserva elettorale), così come non c’erano in Parlamento, illetterati, prostitute, travestiti, ladri, e corrotti, ma persone serie e preparate ed oneste.
Non mi stancherò mai di scriverlo : il miracolo economico dei primi anni ’60, dopo la rovinosa guerra, non è potuto accadere per un caso fortuito, ma soltanto grazie alle residue ed oneste energie del precedente ordinamento monarchico e sabaudo.
Auguro alla mia Patria - che la maggioranza degli italiani definisce ormai soltanto “il Paese” - che questo 150° anniversario della Proclamazione del Regno d’Italia, serva a riflettere.
Per il bene dei nostri figli, lo Stato deve essere rifondato alla svelta, il resto del mondo non ci aspetta !
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