Libia : quando conviene avere idee chiare.
Penso che la “situazione” libica abbia condensato nel Governo italiano quanto di peggio ci si poteva aspettare in fatto di capacità, lungimiranza e opportunità internazionale, economica e politica dell’attuale classe politica.
Fin dalle prime battute infatti, la crisi della “quarta sponda” non è stata valutata nella sua interezza, ma vista nella cornice dorata delle amicizie personali del nostro Presidente del Consiglio. Ciò ha causato danni irrimediabili agli interessi nazionali nostri, di cui cominciamo ad avvertire i primi effetti, ma che nei prossimi anni diventeranno evidentissimi con gravissime ricadute sulla nostra economia e possibilità di sviluppo.
Abbiamo già scritto in passato - non più tardi di 15 giorni fa l’ultima volta - circa la collusione delle istituzioni repubblicane di questo Paese con i traffici loschi del dittatore libico in cambio di favori commerciali. Fermi nel nostro principio, che la dignità di una Nazione come la nostra, non debba piegarsi sotto il peso di interessi commerciali, occorre riconoscere, che almeno vi era una logica. Un disegno forse incomprensibile ai valori che ci appartengono ma era pur sempre un disegno.
Con lo scatenarsi della crisi libica però, questa “utopia” è stata abbandonata in favore dell’imbecillità certa. Ultimi nel mondo civile ad aver condannato il comportamento del dittatore libico, abbiamo parcheggiato la nostra diplomazia sul binario morto dell’attendismo, per più di un mese, mentre Francia e Gran Bretagna si organizzavano e scalpitavano per avere la parvenza di una copertura legale ad intervenire. Poi quando a Parigi qualche giorno fa, siamo andati a prendere ordini, comprendendo - solo allora - che tutto era già stato stabilito, abbiamo obbedito con grandi sorrisi. Basi italiane e porti a disposizione, aerei e tecnologia di prim’ordine in affitto, svendita totale della rimasta dignità nazionale.
Naturalmente il Ministro Frattini, dall’alto delle sue provate “capacità” non era ancora arrivato a capire che a noi italiani sarebbe toccato in danno e la beffa, mentre a francesi e britannici il “bottino”, ma il Ministro La Russa, non vedeva l’ora di giocare a risiko nel mediterraneo, e Silvio Berlusconi, anche detto cavaliere, se definito addolorato per la sorte dell’amico beduino e non si è esposto oltre modo. Devono essere stati gli sbarchi continui di poveri disperati all’isola immacolata di Lampedusa e le grida ancor più disperate della popolazione autoctona ad aver svegliato il Governo dal torpore vergognoso in cui si cullava. Berlusconi e Frattini, hanno finalmente compreso !
Sopraffine intellighenzie, sono finalmente giunti a capire il gioco della Francia che ha fregato tutti sul tempo e nelle idee. I britannici hanno subodorato l’astuzia e si sono accodati con impegno, nel tentativo di non essere completamente tagliati fuori. Gli americani, che scontano l’errore di aver eletto un non presidente, hanno perso il treno, ma almeno lo hanno fatto coscientemente, giocando al risparmio di energie e, tutto sommato, non perderanno nulla. I loro interessi in quella regione infatti erano già nulli prima della crisi. Chi perderà tutto invece e dovrà anche sobbarcarsi i problemi ed i danni che questa crisi comporta sarà l’Italia.
Quando ieri, anche i nostri governanti sono giunti finalmente a questa conclusione, hanno cercato di chiudere la stalla, peccato che - come dice il proverbio - le mucche erano giù tutte scappate. Ora possiamo fare gli offesi, possiamo revocare agli “alleati” l’uso del nostro suolo e delle nostre basi, possiamo pure far finta che non abbiamo sparato e che non invieremo più i tre o quattro aerei a disposizione della nostra imponente forza aerea, ma ciò non impedirà alla Francia e alla Gran Bretagna di apparire agli occhi dei ribelli (che domani potrebbe diventare classe dirigente) come i salvatori, non potrà impedire che costoro si sostituiranno come interlocutori privilegiati negli accordi commerciali al posto nostro, non potrà impedire che i nostri scomodi alleati abbiamo domani, la priorità nello sfruttamento delle riserve energetiche libiche, così come non potremmo impedire ai disperati di imbarcarsi in massa per l’Italia, che umanamente, dovrà farsi carico del problema. Piaccia o non piaccia nelle osterie della bergamasca !
Insomma all’Italia i danni economici delle nostre aziende, i problemi umanitari e sociali che un esodo di massa comportano e l’incertezza degli approvvigionamenti energetici mentre ai franco-britannici vanno i vantaggi (solo i vantaggi) che questa operazione porta loro in dote.
Questi sono grossolani errori che si pagano salati, e a Lampedusa gli “italiani” hanno cominciato ad accorgersene !
Una politica estera consapevole della nostra situazione, che mira al rafforzamento della nostra influenza nell’area mediterranea come potenza regionale, non doveva farsi scappare quest’occasione. Abbiamo avuto almeno 15 giorni di tempo a fine febbraio per prendere l’iniziativa unilateralmente ed autonomamente come i nostri interessi economici richiedevano e ci autorizzavano anche in ambito europeo. Francia e Gran Bretagna presi in contropiede hanno impiegato questo tempo a riannodare i fili della situazione. Noi che la situazione avremmo dovuto averla in mano, dovevamo agire subito. Non vi sono scuse !
Non era necessario scatenare l’inferno che è stato scatenato sabato 19 marzo con i bombardamenti, era sufficiente inviare in prima battuta, visibile ed evidente soccorso alle popolazioni, armi ai “ribelli”, informatori e consiglieri militari per dare coesione e coordinamento alla rivolta e consistenza alla forza militare. Al momento giusto, e conoscendo la situazione dall’interno, sarebbe stato sufficiente qualche colpo a sorpresa alle comunicazioni del Rais, presenziare con la nostra flotta al largo di Tripoli concedendo al dittatore un salvacondotto certo, perché potesse togliere il disturbo e salvare la pelle, quando era propenso a volerlo fare. La faccenda andava risolta alle nostre condizioni e a nostro esclusivo interesse salvaguardando anche la vita di migliaia di libici riconoscenti !
Certo occorre avere gli “attributi” in primis, un progetto nazionale - e un ministro degli esteri preparato - che non si basi sui sondaggi commissionati dopo l’ultimo festino ad Arcore, ma su un’idea di sviluppo globale dell’Italia nel medio lungo periodo. Il ruolo internazionale della nostra Patria poi, dovrebbe essere chiaro a tutta la classe dirigente governativa e di opposizione, una volta per tutte.
Oggi siamo sicuri soltanto che il gas ed il petrolio in futuro andrà ai nostri “amici”, …gli immigrati a noi ! E se Gheddafi resta in sella ? …per gli italiani la musica non cambia, anzi !
Da oggi mi unisco al coro delle opposizioni che chiedono da anni le dimissioni del Governo, …andatevene, non se ne può più !!!
Nessun commento:
Posta un commento