Dialogo
interreligioso e Chiesa Cattolica
Un inutile spreco di tempo ed energia senza un ritorno
valoriale
Scrivo con rammarico che il caos presente in Vaticano,
ampliatosi recentemente dopo il sinodo panamazzonico di ottobre, mi spaventa parecchio. Devo
premettere che non sono mai stato un praticante assiduo, ma con il passare
degli anni, la mia religiosità è cambiata. Dall’indifferenza data da una
pratica davvero relativa, sono passato al rispetto attivo della tradizione
cattolica. Continuo a non sentirmi un buon Cattolico, ma ho preso coscienza di
ciò che era e che dovrebbe essere la nostra religione, nel rispetto appunto, di
chi pratica davvero e vive da vero cristiano.
In questa veste ho affrontato un dialogo con una “amico”
turco di religione islamica, che conosco ormai da anni, con cui ho contatti
quasi quotidiani per questioni di lavoro.
Devo dire che abbiamo sempre parlato di ogni argomento,
evitando forse per reciproco rispetto di esplorare la sfera religiosa di
appartenenza. Così quando questa volta, sono stato pungolato religiosamente
sull’argomento emigrazione, non ho evitato il “contatto”, anzi, ho forzato la
mano proprio per arrivare allo scontro sull’argomento, che, ritengo dovesse
essere trattato.
Il discorso è partito da una constatazione di Memed che
collegava il grande afflusso di emigranti dall’africa sub sahariana verso la
Turchia (in transito) e poi verso l’Europa, un fenomeno molto mal considerato
dalla popolazione Turca in genere, alla necessità di un vero dialogo
interreligioso che servisse a mitigare le differenze tra i diversi credenti per
facilitare l’integrazione di questi nei Paesi di attraversamento e nei Paesi ospitanti.
Devo confessare che la parola dialogo mi ha fortemente irritato,
perché noi occidentali, almeno i pochi che ancora ragionano autonomamente, abbiamo
ben presente cosa ciò voglia dire nella realtà. Non è mai un dialogo, ma sempre
e soltanto un processo di netta sottomissione… del nostro pensiero cristiano a
qualsiasi interlocutore. Ciò è un dato di fatto e su questa “trincea” mi sono
arroccato a difesa rispondendo con educazione e fermezza, ed esponendo la mia opinione in merito.
Riassumendo, ho creduto opportuno dichiararmi contrario al
dialogo interreligioso. Penso che sia un errore. Un errore anche grave, soprattutto
tra persone credenti in religioni differenti. Ora, se io credo nella mia
religione Cattolica, perché ne rispetto la dottrina e i suoi dogmi, dovrei,
essere sicuro e certo che la mia appunto, è l’unica vera religione. In ragione
di questo assunto, come posso dialogare sullo stesso piano e con la stessa
dignità con un credente di un’altra fede? Se abbiamo detto che la nostra è
l’unica religione, posso io dialogare con chi non crede in essa. Sarebbe come
dialogare con chi non crede in nulla, e quindi con persona che non può
comprendermi.
È infatti come ho scritto in premessa, quando ciò
avviene, non si tratta mai di un dialogo, ma di un falso dialogo, dove i
cristiani in genere vestono i panni di coloro che necessariamente devono
soccombere o adattarsi.
E ciò succede, perché è ormai una consuetudine credere
che il buon cristiano, soprattutto il buon Cattolico, debba porgere l’altra
guancia e che l’amore di Dio abbraccia tutti gli uomini sulla terra, e che
tutti gli uomini sono uguali. Nulla di più odiosamente errato, così come
credere giusto e corretto che la Chiesa Cattolica debba adeguarsi ai tempi
moderni, un “dogma” addirittura superato dall’attuale pontefice, che lo vede
attivo artefice di questo nuovo corso storico in avanguardia al mutamento della
stessa società.
Se il problema è quello di riempire le Chiese, mi chiedo
come mai non si propongano dei concerti Rock la domenica, invece della Santa
Messa. Ma pare che anche questa corsa al modernismo, al liberalismo, al
permissivismo non porti i risultati voluti, perché oggi, nulla basta più; con
la confusione che viviamo e la mancanza di valori, riportare le masse in Chiesa
è quasi impossibile. Anzi questo modo di fare ha irritato e non poco, coloro
che ancora frequentano assiduamente la Casa di Dio, perché non si riconoscono
più in questa “nuova” dottrina!
E non è una mia impressione, ma un dato oggettivo.
Papa Francesco ha dimostrato un’attenzione viscerale per
la “Madre Terra” e l’accoglienza delle masse migratorie. Nei suoi scontatissimi
sarmoni, difficilmente ci parla di Dio, preferisce invece parlarci e mostrarci una chiesa organizzata come un ente
internazionale neoumanista che si adopera a sostenere le ideologie del momento…
ambiente, immigrazione, multiculturalismo, meticciato. Altro che la Chiesa
missionaria e portatrice di conversioni a Cristo di antica memoria in cui i
cristiani si riconoscevano.
Scusatemi, ma sono rimasto terribilmente attaccato a Papa
Benedetto XVI, che in ogni suo discorso e ogni omelia ti stupiva con la forza
del suo ragionamento, mai banale, mai ovvio, mai inutile ma sempre propedeutico
a favorire un ulteriore ragionamento, in un circolo virtuoso verso l’assoluto. E
la gente in Piazza San Pietro e alla sala Nervi
si accalcava per acculturarsi. Sue sono le parole che il Cattolicesimo
dovrebbe scolpire sui portali di ogni Chiesa: “Il pastore ha bisogno del
bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge;
contro i briganti che cercano il loro bottino. Anche la Chiesa deve usare il
bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i
falsificatori contro gli orientamenti che sono, in realtà disorientamenti… Non
si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita
sacerdotale. Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia,
il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente
inventassimo la fede” Parole profetiche pronunciate nel giugno 2010!
Concludendo l’amico Turco non l’ho perso, siamo rimasti in
ottimi rapporti, e sono certo che questi temi non saranno più “toccati” a cuor
leggero durante i nostri incontri. Spero altresì che Mened sia tornato nella
sua terra con la nuova esperienza fatta: la coscienza che in occidente non
tutti si sono piegati al nuovo corso storico che ci vuole tutti uguali, tutti
d’accordo e tutti privi di cultura e identità storica. Voglio credere che sia
tornato a casa con la certezza che nel loro piccolo, almeno in Italia ci sono
ancora persone che resistono con orgoglio al disfacimento del mondo che abbiamo
conosciuto.
Alberto Conterio - 15.02.2020
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