Messo in soffitta il Governo dei disastri e dei contestatori professionisti della sinistra, gli unici oggi a poter contrastare la festività del 2 giugno, restano coloro che della loro italianità vanno orgogliosi.
E’ mia opinione infatti che l’amor di Patria ed il sentirsi fieramente italiani, incespichi inevitabilmente con questa infausta data, e mi servirò di celebri firme del giornalismo italiano, per avvalorare questa mia tesi.
Sergio Romano su Corriere della Sera del 4 febbraio 2002 infatti scrisse : “Esiste un patriottismo che gli italiani non riescono a esprimere e che crea, per questa sua incapacità di uscire all’aperto, una specie di malessere nazionale. (…) le generazioni del dopoguerra sono state abituate a deridere i suoi simboli tradizionali (…) se qualcuno vuole la prova di questa patologia nazionale - un sentimento che non riesce a trovare né parole né simboli - dia un’occhiata alla bandiera sulla facciata dei palazzi pubblici (…) Non è una bandiera nazionale. E’ un drappo stinto, sporco, spesso stracciato. Lo hanno appeso a un’asta per obbedire a una disposizione ministeriale (...) nessuno si sognerebbe di salutare il “tricolore”, di ammainarlo al tramonto, di ripulirlo per le feste nazionali o di ripiegarlo religiosamente (…) Le sole bandiere che suscitano passione in Italia sono quelle delle contrade al Palio di Siena e delle squadre di calcio negli stadi (…) Ma “l’italianità” - una parola, ormai, pressoché impronunciabile – esiste (…)”
Il bravo Sergio Romano, dovendo dimostrare che l’Italianità è tuttavia presente nel popolo, non può evitare di lasciar cadere il “drappo stinto e sporco” (della repubblica) issato “dalle generazioni del dopoguerra” e ricordarsi di un’altra grande firma del giornalismo italiano, …Oriana Fallaci. Questa Donna infatti in un suo articolo, che Sergio Romano dice essere stato “per molti lettori la scintilla di un corto circuito”, parla della Bandiera d’Italia scrivendo : “Io ho una bandiera bianca rossa e verde dell’Ottocento. Tutta piena di macchie, macchie di sangue, tutta rosa dai topi. E sebbene al centro vi sia lo Stemma Sabaudo (ma senza Cavour e senza Vittorio Emanuele II e senza Garibaldi che a quello Stemma si inchinò noi l’Unità d’Italia non l’avremmo fatta), me la tengo come l’oro. La custodisco come un gioiello” (Corriere della Sera del 29 settembre 2001).
Oriana Fallaci, che come Sergio Romano certo non può essere considerata persona di fede Monarchica (“sebbene al centro vi sia lo Stemma Sabaudo” ne è prova inconfutabile), non lesina critiche all’odierna repubblica, dichiarando nello stesso articolo : “Naturalmente la mia patria, la mia Italia, non è l’Italia d’oggi. L’Italia godereccia, furbetta, volgare (…) L’Italia cattiva, stupida, vigliacca, delle piccole iene che pur di stringere la mano a un divo o a una diva di Hollywood venderebbero la figlia a un bordello di Beirut (…) L’Italia squallida, imbelle, senz’anima, dei partiti presuntuosi e incapaci che non sanno né vincere né perdere però sanno come incollare i grassi posteriori dei loro rappresentanti alla poltroncina di deputato o di ministro o di sindaco (…) Non è nemmeno l’Italia dei giovani che avendo simili maestri affogano nell’ignoranza più scandalosa, nella superficialità più straziante, nel vuoto (...)”
Tirando le somme quindi, due più due fa sempre quattro, …come la repubblica “volgare e vigliacca” dei “grossi posteriori dei suoi rappresentanti incollati alla poltrona” stanno al tricolore napoleonico “stinto e sporco” che frustra la nostra italianità.
Parola di Oriana Fallaci e Sergio Romano quindi : Viviamo in una repubblica contraria ai valori della Patria e dell’Italianità.
Esempi, a conferma di come la repubblica sia letale per la dignità ed il comune senso di italianità, se ne possono indicare a centinaia. Quanto visto e sentito però contro il Risorgimento, l’unità Nazionale e contro l’Eroe Garibaldi nella puntata del 1° maggio di “Porta a porta” per bocca dell’On. Castelli (ex guardasigilli del Berlusconi 3 ed oggi sottosegretario al Berlusconi 4) sono di uno squallore e di un’indecenza mai provati !
Lasciando il lettore alle sue riflessioni su quanto scritto, è bene citare, uno dei punti del Decalogo del Buon Italiano proposti dal valoroso Ufficiale Carlo Roselli Lecconi, che, figlio di un Decorato con Medaglia d’Oro e tre d’Argento al Valor Militare, abbandonò l’Esercito Italiano nel momento in cui cessò d’essere Regio : “Dobbiamo considerare il 2 giugno come giorno di lutto. - scrisse - Non si partecipi mai a feste, cerimonie, celebrazioni, non si accettino inviti e si dica sempre, ove sia possibile, perché lo si fa”
Attenendomi scrupolosamente a questo buon proposito, concludo invitando quanti come me non si riconoscono nell’attualità della società repubblicana, ad andarne fieri. Nell’interesse di tutti questo 2 giugno, facciamone con orgoglio un biglietto da visita !
26.05.2008 - Alberto Conterio
E’ mia opinione infatti che l’amor di Patria ed il sentirsi fieramente italiani, incespichi inevitabilmente con questa infausta data, e mi servirò di celebri firme del giornalismo italiano, per avvalorare questa mia tesi.
Sergio Romano su Corriere della Sera del 4 febbraio 2002 infatti scrisse : “Esiste un patriottismo che gli italiani non riescono a esprimere e che crea, per questa sua incapacità di uscire all’aperto, una specie di malessere nazionale. (…) le generazioni del dopoguerra sono state abituate a deridere i suoi simboli tradizionali (…) se qualcuno vuole la prova di questa patologia nazionale - un sentimento che non riesce a trovare né parole né simboli - dia un’occhiata alla bandiera sulla facciata dei palazzi pubblici (…) Non è una bandiera nazionale. E’ un drappo stinto, sporco, spesso stracciato. Lo hanno appeso a un’asta per obbedire a una disposizione ministeriale (...) nessuno si sognerebbe di salutare il “tricolore”, di ammainarlo al tramonto, di ripulirlo per le feste nazionali o di ripiegarlo religiosamente (…) Le sole bandiere che suscitano passione in Italia sono quelle delle contrade al Palio di Siena e delle squadre di calcio negli stadi (…) Ma “l’italianità” - una parola, ormai, pressoché impronunciabile – esiste (…)”
Il bravo Sergio Romano, dovendo dimostrare che l’Italianità è tuttavia presente nel popolo, non può evitare di lasciar cadere il “drappo stinto e sporco” (della repubblica) issato “dalle generazioni del dopoguerra” e ricordarsi di un’altra grande firma del giornalismo italiano, …Oriana Fallaci. Questa Donna infatti in un suo articolo, che Sergio Romano dice essere stato “per molti lettori la scintilla di un corto circuito”, parla della Bandiera d’Italia scrivendo : “Io ho una bandiera bianca rossa e verde dell’Ottocento. Tutta piena di macchie, macchie di sangue, tutta rosa dai topi. E sebbene al centro vi sia lo Stemma Sabaudo (ma senza Cavour e senza Vittorio Emanuele II e senza Garibaldi che a quello Stemma si inchinò noi l’Unità d’Italia non l’avremmo fatta), me la tengo come l’oro. La custodisco come un gioiello” (Corriere della Sera del 29 settembre 2001).
Oriana Fallaci, che come Sergio Romano certo non può essere considerata persona di fede Monarchica (“sebbene al centro vi sia lo Stemma Sabaudo” ne è prova inconfutabile), non lesina critiche all’odierna repubblica, dichiarando nello stesso articolo : “Naturalmente la mia patria, la mia Italia, non è l’Italia d’oggi. L’Italia godereccia, furbetta, volgare (…) L’Italia cattiva, stupida, vigliacca, delle piccole iene che pur di stringere la mano a un divo o a una diva di Hollywood venderebbero la figlia a un bordello di Beirut (…) L’Italia squallida, imbelle, senz’anima, dei partiti presuntuosi e incapaci che non sanno né vincere né perdere però sanno come incollare i grassi posteriori dei loro rappresentanti alla poltroncina di deputato o di ministro o di sindaco (…) Non è nemmeno l’Italia dei giovani che avendo simili maestri affogano nell’ignoranza più scandalosa, nella superficialità più straziante, nel vuoto (...)”
Tirando le somme quindi, due più due fa sempre quattro, …come la repubblica “volgare e vigliacca” dei “grossi posteriori dei suoi rappresentanti incollati alla poltrona” stanno al tricolore napoleonico “stinto e sporco” che frustra la nostra italianità.
Parola di Oriana Fallaci e Sergio Romano quindi : Viviamo in una repubblica contraria ai valori della Patria e dell’Italianità.
Esempi, a conferma di come la repubblica sia letale per la dignità ed il comune senso di italianità, se ne possono indicare a centinaia. Quanto visto e sentito però contro il Risorgimento, l’unità Nazionale e contro l’Eroe Garibaldi nella puntata del 1° maggio di “Porta a porta” per bocca dell’On. Castelli (ex guardasigilli del Berlusconi 3 ed oggi sottosegretario al Berlusconi 4) sono di uno squallore e di un’indecenza mai provati !
Lasciando il lettore alle sue riflessioni su quanto scritto, è bene citare, uno dei punti del Decalogo del Buon Italiano proposti dal valoroso Ufficiale Carlo Roselli Lecconi, che, figlio di un Decorato con Medaglia d’Oro e tre d’Argento al Valor Militare, abbandonò l’Esercito Italiano nel momento in cui cessò d’essere Regio : “Dobbiamo considerare il 2 giugno come giorno di lutto. - scrisse - Non si partecipi mai a feste, cerimonie, celebrazioni, non si accettino inviti e si dica sempre, ove sia possibile, perché lo si fa”
Attenendomi scrupolosamente a questo buon proposito, concludo invitando quanti come me non si riconoscono nell’attualità della società repubblicana, ad andarne fieri. Nell’interesse di tutti questo 2 giugno, facciamone con orgoglio un biglietto da visita !
26.05.2008 - Alberto Conterio