Non dimentichiamoci del 4 novembre
Festa di popolo e non delle forze armate, il 4 novembre
ricorda più che l’unità compiuta dell’Italia, il completamento morale degli
italiani
Mentre i sudditi a stelle e strisce d’Italia festeggiano “la
zucca” (vuota che hanno), è mio desiderio invece prepararmi moralmente alla
festa del 4 novembre.
L’Italia grazie alla guida determinante ed illuminata di Re
Vittorio Emanuele III aveva vinto da sola la Grande Guerra e conquistato gli
ultimi territori ancora sotto la dominazione straniera.
L’Unità d’Italia, si compiva, realizzata da Casa Savoia dopo
secoli di lavoro. Si compiva quel giorno, non solo l’unità territoriale, ma
soprattutto l’unità morale degli italiani, poiché le genti italiche, senza
distinzione di parte o di origine, si era trovata alla fine concorde
nell’affrontare i pericoli ed i disagi di una guerra totale, divenendo una sola
entità.
Nell’evidenza che questo passaggio storico importantissimo,
sia oggi osteggiato e sminuito tentando di dimenticarlo del tutto, occorre
chiedersi : “perché?”
Perché, è un argomento che non può essere scisso
dall’operato e dalla gloria di Casa Savoia, e poi perché questo passaggio
storico, parla di Unità, e noi viviamo in una repubblica con difetto di
origine, governata negli ultimi 15 anni circa da forze politiche di chiara
ispirazione secessionista.
Si tratta quindi di un fatto storico in controtendenza
rispetto alle aspirazioni politiche della classe dirigente di oggi.
Il “politicamente corretto” istituzionale considera la prima
guerra mondiale un massacro, una "vittoria militare" che portò al
fascismo, ad altre guerre, ad altri morti ... perché teme da sempre il
confronto storico con il periodo monarchico, potendo offrire a confronto,
soltanto vergogne, corruzione e polemiche a quintali.
La crisi sociale provocata dalla guerra che portò al
fascismo però, resta una menzogna.
La crisi sociale infatti, era già presente prima della
guerra, anzi, toccò il suo punto più virulento nel 1914 sfociando nelle
proteste socialiste della “settimana rossa”. In questa “famosa” settimana, si
arrivò a far saltare ponti, a bruciare municipi e prefetture, ad alzare alberi
della libertà, a proclamare repubbliche cittadine (es. quella di Fusignano) e a
saccheggiare ed incendiare numerose Chiese. Questo fu il fenomeno Socialista in
quel determinato momento storico, e non possiamo far finta che ciò non sia vero
attribuendo alla Grande Guerra la crisi del dopoguerra, perché ripetiamo, la
crisi era pre-esistente. Questa, rimase congelata durante i 41 mesi di guerra,
per poi riprendere più virulenta che mai, quando la guerra finì.
Sempre valida l’affermazione di Gorge Orwel quindi, famoso
scrittore e giornalista. Egli scrisse che “chi controlla il passato, controlla
il presente”. La cultura insomma diventa leva del potere per moltiplicarne la
forza, da sempre, oggi più che mai.
La conoscenza oggi, essendo ormai libera e alla portata di
tutti, è divenuta critica. Bombardati da 1000 notizie ed informazioni al
giorno, non ci rendiamo più conto di ciò che è vero e di ciò che è falso, o
semplicemente mancante o nascosto… I mass media quindi (giornali, televisione,
anche internet) assumono un’importanza decisiva nell’orientamento delle masse.
Altro che libertà di stampa, di pensiero e Democrazia!
Tornando quindi al 4 novembre, nelle varie trasmissioni
televisive che si dichiarano “storiche” ad esempio, abbiamo mai sentito parlare
del Convegno di Peschiera trattando della Prima Guerra Mondiale ? Sono certo di
no. Perché? Come mai occorre chiedersi?
Perché il Convegno di Peschiera è una gloria assoluta di
Casa Savoia.
Perché il Convegno di Peschiera porta alla leggendaria
resistenza sul Piave, ed il Piave porta a Vittorio Veneto, quindi alla
vittoria. Insomma senza Casa Savoia l’Italia nel novembre 1917 sarebbe uscita
di scena ingloriosamente.
Questo modo vergognoso di comportarsi, indica che ci
troviamo di fronte alla Censura!
Nel 2012 quindi dobbiamo registrare in questa repubblica
delle libertà, (ma io preferisco dire degli scandali) ancora casi di Censura, ma
solo e sempre nei confronti della Storia, di Casa Savoia e della Monarchia in
generale.
La paura istituzionale del confronto e tale che sul 4
novembre, nei casi di commemorazione ufficiali, si è giunto alla censura più
ridicola. È ormai usanza ad esempio omettere le prime righe del bollettino
della vittoria del 4 novembre che parlano di SM il Re “Duce supremo” oppure,
riferendosi alle commemorazioni per il 90° Anniversario del 2008, si è arrivati
a “ritoccare” nelle vecchie fotografie le bandiere copiose che venivano
sventolate a Trento e a Trieste banchettandone gli stemmi sabaudi.
In questa visuale politicamente corretta o corrotta (dipende
dai punti di vista) dovrebbe esserci chiara anche la “trovata” di questi ultimi
anni. In modo sottile, si cerca infatti di abbinare la festa del 4 novembre
alle Forze Armate. Questa mossa segna l’ultimo atto. Atto subdolo, perché fa
della vittoria nella Grande Guerra che ci UNI’, un appuntamento per DIVIDERE.
Scinde cioè nella ricorrenza il popolo dalle Forze Armate.
Non è un caso. Perché ormai le Forze Armate non sono più
l’espressione del popolo dato dal servizio di leva che pescava tra tutte le
classi sociali, politiche ed economiche della popolazione. Le Forze Armate
infatti, sono ormai formate di volontari professionisti. Ecco perché è
pericolosissimo, perché in ultima analisi tende ad abbinare questa “storia” ad
un gruppo di persone… minoritario, che non è più omogeneo, ed in ultima analisi
ad allontanare dalla stessa “Storia” la parte maggioritaria della popolazione.
Chi vuol cancellare la nostra storia lo fa per assicurarsi
il presente, incurante di rovinare il futuro dei nostri figli. Noi monarchici
siamo invece i testimoni di questa “data” che appartiene all’interezza del
popolo italiano, e fa parte della memoria profonda del Paese e di tutti noi.
Fu il Re il 10 novembre 1917 dopo il convegno di Peschiera a
credere in Noi proclamando :
“Italiani, cittadini e soldati !
Siate un Esercito solo. Ogni viltà è tradimento, ogni
discordia è tradimento, ogni recrimina-zione è tradimento. Questo mio grido di
fede incrollabile nei destini d'Italia suoni così nelle trincee come in ogni
più remoto lembo della Patria; e sia il grido del popolo che combatte e del
popolo che lavora. Al nemico, che ancor più che sulla vittoria militare conta
sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponda con
una sola coscienza, con una voce sola (…)”
Il Re parlò di Popolo per UNIRE, la repubblica oggi, ci
parla di Forze Armate con il chiaro intento di DIVIDERE !
Una repubblica insomma, che mina l’unità del Paese contro la
storia, anzi nascondendoci o falsificando la storia !!!
Perché dobbiamo continuare a ricordare questi fatti ? perché
con la morte di quegli eroi e la scomparsa del loro spirito di sacrificio, l’Italia
si sta lentamente sbriciolando sotto il maglio dell’egoismo, della corruzione
senza onore e di un mondo politico cieco.
Con questa memoria quindi, non era mia intenzione convertire
in ferventi italiani o monarchici tutti i cittadini della repubblica italiana,
ma dare ai lettori degli spunti storici “non usuali” per spingerli a fare
autonomamente delle riflessioni e dei confronti. La verità va cercata senza
prendere per buona quella che ci viene proposta al supermercato, ricordando
sempre che l’Italia resta un bene prezioso, tanto prezioso, che SM il Re
Umberto II nel 1946 ha preferito rinunciare al suo prestigio, e passare gli
ultimi 37 anni della sua vita in esilio per non metterla in pericolo!
Concludo ricordando che i Caduti sui campi di battaglia, il cui esempio dovrebbe guidarci sempre,
saranno davvero morti soltanto quando noi li avremo dimenticati.
Alberto Conterio - 28.10.2012