Due paroline sul presepio e la nostra cultura
Dall’assenza all’oltraggio: quale futuro per il simbolo
del Santo Natale?
Mi ero riproposto sul finire di questo triste 2017, di
scrivere un buon proposito, evitando le critiche fine a se stesse…
Deciso altresì a non buttare altra benzina sul fuoco
parlandovi ancora della traslazione delle salme dei nostri Sovrani a
…Vicoforte, ho creduto invece indispensabile fare il punto su ciò che è
diventato il simbolo del Santo Natale.
Parlo naturalmente del Presepio, e di come è sempre stato
raffigurato fino a qualche anno fa: il bue, l’asinello, la grotta, la
mangiatoia, Giuseppe, Maria e il bambinello Gesù. Semplice semplice, come
tradizione chiede, simbolo non solo religioso, ma anche di pace, per tutti i
popoli e le culture del pianeta. Fare un elenco per ricordare le città e le
istituzioni che con l'arrivo del Natale hanno snaturato questa tradizionale
raffigurazione, o hanno dato un esempio vergognoso della loro intolleranza
religiosa nei confronti dei cittadini italiani abolendolo è invece praticamente
impossibile tanto è lungo.
Ognuno fa ciò che vuole, per carità. Ma qui non stiamo
parlando della ricetta delle fettuccine alla Matriciana, dove le varianti
possono essere dettate dai gusti di ognuno di noi. Stiamo parlando di
tradizione religiosa millenaria. La stessa che ha saputo dare radici a questa
Europa, non quella dell’Unione di Bruxelles. L’Europa delle differenze,
forgiando un continente di incredibili energie e particolarità.
A parole, ogni istituzione o territorio, scrive negli
inutili quanto grotteschi Statuti istituzionali, di voler rispettare e
valorizzare gli usi e i costumi, le tradizioni, le bellezze naturali e
artistiche del luogo… a parole appunto!
Ultimamente, sono due infatti le scuole di pensiero
sull’argomento: la prima semplicistica e quasi scontata (vista l’ignoranza
generale di amministratori pubblici e docenti) vede l’abolizione “tout court”
dello stesso presepio da luoghi pubblici e scuole. Secondo questi luminari
della nuova epoca, è necessario abolire questa tradizione per rispetto ai
seguaci degli altri credo religiosi. Inutile tentare di spremere sangue dalle
rape. Chi perde l’uso della ragione, non può essere aiutato! Ecco perché
desidero invece spendere qualche parola nei confronti della seconda scuola di
pensiero, per smascherare coloro che hanno “usato” il presepio per i loro fini
atti ideologici, trasformando una tradizione in una cravatta alla moda! Una
cravatta da scegliere in abbinamento al vestito che si adopera insomma.
Lo hanno composto in tutti i modi possibile questo povero
presepio. Si è pensato di infilare la Sacra Famiglia in gommoni e imbarcazioni
varie, se potuto “ammirare” inorriditi presepi gay con due San Giuseppe ed
altre insultanti volgarità ancora, tutto per tentare di abbinare a questo
simbolo la moda del momento o legittimare il gruppo di interesse rappresentato.
Hanno gioito coloro che vedono nella deportazione di massa dal nord Africa un
fatto positivo, così come hanno gioito coloro che vedono nella distruzione di
ogni tradizione e religione l’unico modo per avvalorare la pochezza dei loro
valori, votati al denaro e al mercato soltanto.
In mezzo alla confusione di tanti luoghi comuni, anche
Papa Francesco ha voluto lasciare traccia di se, paragonando la "Sacra
Famiglia" ad una famiglia di immigrati in cerca di un luogo migliore dove
mettere al mondo la propria prole.
Una falsità sapendo di mentire e sapendo di trovarsi in
assenza di un contradditorio.
Maria e Giuseppe infatti non scappavano da nessuno e non
erano immigrati o clandestini: semplicemente tornavano nella terra in cui erano
nati per rispondere ad un obbligo di censimento della popolazione. Giunti a
Betlemme si erano accampati in una grotta benché avessero potuto pagare una
migliore sistemazione. Era successo semplicemente che ogni albergo o taverna
fosse occupata da altri viandanti che rispondevano alla stessa chiamata.
Nessuna migrazione, nessuna similitudine con l’attualità odierna quindi.
Vorrei svegliarmi il primo di gennaio prossimo, scoprendo
di aver vissuto soltanto un brutto sogno, tornando a credere e a pensare ciò
che abbiamo sempre creduto e pensato, secondo l’insegnamento di San Francesco,
quando per la prima volta nella storia mise in scena il presepio a Greccio.
Diede indicazioni precise ai suoi compaesani e fratelli: "Scegliete una
grotta dove farete costruire una mangiatoia ed ivi condurrete un bove ed un
asinello, cercando di riprodurre, per quanto è possibile la grotta di Betlemme!
Questo è il mio desiderio, perché voglio vedere, almeno una volta, con i miei
occhi, la nascita del Divino infante”.
Ancora una volta, nessun barcone, nessuna coppia gay,
nessun migrante e nessuna forzatura. E così dovrebbe essere. Perché ogni altra
rappresentazione rischia di delegittimare il presepio facendogli perdere ogni
senso del Sacro, finendo per diventare normale poterlo oltraggiare come hanno
fatto alcuni imbecilli a Bolzano con gesti osceni, per poter poi pubblicare
baldanzosi una vergognosa immagine in rete!
Alberto Conterio - 27.12.2017