Xi Jinping e Vladimir Putin difendono l’umanità a Davos
Alla conferenza vanno in scena due visioni in totale contrasto dello “sviluppo sostenibile”
(Tratto dall’articolo di Matthew Ehret, su SCF del 1 febbraio 2021)
Tra il 25 e il 29 gennaio 2021, i leader mondiali sono stati coinvolti in una conferenza (quest’anno digitale) intitolata “The Davos Agenda” per discutere le basi della nuova architettura economica mondiale emergente chiamata “The Great Reset”. Per chi non hanno ancora fatto questa inquietante scoperta, l’agenda del Great Reset fu svelata per la prima volta dal World Economic Forum come una copertura per imporre dall’alto, un nuovo ordine economico mondiale agli Stati nazione. Questo reset viene nascosto/giustificato da una patina di moralità basata sull’ambientalismo e la sostenibilità dell’economia, ma la verità ci parla di ben altro e le sue origini possono essere fatte risalire a decenni prima.
Zbigniew Brzezinski del 1970, precursore del globalismo, affermò: “L’era tecnotronica implica la graduale comparsa di una società più controllata. Una tale società sarebbe dominata da una élite, svincolata dai valori tradizionali. Presto sarà possibile esercitare una sorveglianza pressoché continua su ogni cittadino e mantenere aggiornati archivi completi contenenti anche le informazioni più personali sul cittadino. Questi file saranno soggetti a recupero istantaneo da parte delle autorità”.
“The Great Reset Agenda”, è esattamente questo, ma il piano è stato ufficialmente svelato solo nel giugno 2020! La formula alla base di questa “panacea globale” è semplice e parte dalle seguenti presunzioni:
1) Il Covid-19 ha causato l’arresto dei sistemi economici mondiali.
2) I leader del mondo hanno un’opportunità d’oro per correggere gli abusi del monetarismo del libero mercato illimitato che divenne egemonico dal 1971 e stabilire un nuovo ordine economico globale.
3) Questo nuovo ordine sarà basato sulla modifica comportamentale dell’umanità al fine di porre fine alla presunta Pandemia Covid-19, ma soprattutto porre fine al “cambiamento climatico” (decarbonizzando il mondo a livelli preindustriali) creando allo stesso tempo regimi dall’alto verso il basso, il tutto in una sola spinta.
Se queste crisi siano vere, e siano effettivamente le minacce esistenziali che ci vengono vendute, oppure se si tratti di non-problemi creati ad arte da modelli matematici al computer è un altro argomento, ma vediamo come questa crisi, viene celebrata ed utilizzata.
Parlando al World Economic Forum (WEF) lo scorso anno, il Principe Carlo d’Inghilterra, dichiarò con entusiasmo: “Abbiamo un’opportunità d’oro per cogliere qualcosa di buono da questa crisi, le sue onde d’urto senza precedenti potrebbero rendere le persone più ricettive alle grandi visioni del cambiamento. È un’opportunità che non abbiamo mai avuto prima e che forse non avremo mai più”.
Il fondatore e presidente del WEF Klaus Schwab fece eco dicendo: “La pandemia rappresenta una rara ma ristretta finestra di opportunità per riflettere, re immaginare e resettare il nostro mondo”.
Lo stesso Papa Francesco in Vaticano, è salito a bordo del progetto, sostenendo il Grande Reset mentre creava un “Concilio verde per il capitalismo inclusivo col Vaticano”.
L’inviato speciale degli Stati Uniti per il clima John Kerry dichiarò il 23 gennaio: “L’idea di un ripristino è più importante che mai. Personalmente credo che siamo all’alba di un periodo estremamente emozionante “.
Ovviamente a promozione di queste intenzioni, si fa largo impiego delle parole “giustizia sociale”, “uguaglianza” e “sviluppo”, diffuse dai partecipanti di Davos. Quando però, si cerca riscontro di esse tra le proposte per ottenere i cambiamenti desiderati, quali la de carbonizzazione di massa della civiltà mondiale, non se ne trova traccia ed emergono invece immagini diverse ed inquietanti.
La “de carbonizzazione dei Green New Dealers” infatti, tende a legare la nostra civiltà, alla bassa qualità, incredibilmente costosa a forme tristemente inaffidabili di approvvigionamento energetico, quali i mulini a vento e i pannelli solari, costringendoci l’eliminazione rapida dei combustibili fossili (guardiamo alle sempre più stringenti limitazioni delle autovetture con motore a combustione interna, che presto saranno vietate) e l’assenza evidente di sviluppo dell’energia nucleare) limitando la capacità della nostra civiltà di sostenere la popolazione e le esigenze agroindustriali in termini netti.
Naturalmente I più colpiti da questo nuovo paradigma verde saranno i più poveri che, almeno sul breve periodo, necessitano disperatamente di maggiore uso dei combustibili fossili situati (guarda caso) nei loro Paese per industrializzarsi.
Ma i “demoni” di Davos che promuovono questo mondo de-carbonizzato hanno delineato anche un nuovo sistema di valuta digitale egemonica verde, controllata dalla City di Londra e dai Climate Councils delle Banche Centrali. Questi finanzieri amano l’idea che gruppi di “esperti” siano adibiti alla gestione l’umanità al di fuori delle “disordinate istituzioni democratiche” che hanno storicamente bloccato l’élite illuminata sulle decisioni “per il bene comune” fino dall’epoca delle Società delle Nazioni.
In tutto questo squallore ideologico, dove l’interesse è unico valore che muove questi criminali, si sono stagliate all’orizzonte due figure, che seppure demonizzate e criticate in ogni loro azione, devono essere riconosciute a loro il merito di dissentire. Putin e Xi, che ispirano il terrore nei cuori di questi architetti del Grande Reset.
Qual’é la loro risposta a questo progetto?
La risposta agli architetti del Grande Reset, completamente dediti ai sistemi operativi chiusi che richiedono l’imposizione di modelli informatici al mondo, guidando una politica da crescita zero verso l’equilibrio totale, l’alleanza multipolare guidata da Xi e Putin è impegnata nel pensiero del “sistema aperto”. Laddove il sistema chiuso - modello unipolare richiede la sottomissione dei governi a un sistema totalitario di controlli di “esperti” qualificati in modo univoco per controllare i tassi di rendimento decrescenti delle risorse fisse, il modello del sistema aperto - multipolare richiede il rispetto per le nazioni sovrane e focus sulla creazione di nuove risorse col progresso scientifico e tecnologico.
Laddove ci si basi sul gioco a somma zero dal comportamento vincente-perdente (ovvero: la sopravvivenza del più adatto), Cina e Russia rispondono basandosi su un gioco a somma non zero di cooperazione vincente-vincente. Quando ci si confronta con la scarsità di risorse e la crescita della popolazione, i pensatori del sistema chiuso adottano una visione malthusiana secondo cui la crescita della popolazione va abbattuta per aderire a modelli matematici di “capacità di carico” e in immaginari “equilibri naturali” che i loro modelli matematici pretendono esistano. Questo è il tipo di pensiero che guida il fondatore della World Wildlife Foundation, così come il pensiero del Principe Filippo Duca di Edimburgo, che dichiarò in un’intervista del 1988 con la Deutsche Press Agentur: “Più persone ci sono, più risorse consumeranno, più inquinamento creeranno, più combatteranno. Non abbiamo alternative. Se non è controllato volontariamente, sarà controllato involontariamente da aumento di malattie, fame e guerra… Nel caso in cui mi reincarnassi, vorrei tornare come virus mortale, per contribuire a risolvere la sovrappopolazione”.
Al contrario, i pensatori del sistema aperto promuovono il progresso scientifico e tecnologico e la crescita industriale al fine di superare detti stati di “capacità di carico”. Questo approccio riflette la comprensione che il valore non si trova nel denaro, o in qualsiasi fenomeno materiale di per sé, ma piuttosto nei poteri immateriali della cognizione e nelle leggi metafisiche dell’intenzione, della creatività, della moralità, della speranza e della giustizia.
I materialisti maltusiani tendono a sentirsi molto a disagio davanti a idee così “astratte” e “non scientifiche”. Laddove un sistema promuove il cavallo di Troia del proprio annientamento, l’altro promuove nuove e feconde epoche di continua crescita e scoperte sia sulla Terra che oltre.
Come è sempre stato, dalla preistoria ad oggi del resto!
Il Discorso di Xi Jinping
Il 25 gennaio, il Presidente Xi ha parlato di “quattro compiti principali che devono affrontare i popoli dei nostri tempi”:
1) bisogni macroeconomici,
2) politica estera di coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per tutti,
3) colmare il divario di disuguaglianza tra il nord e il sud del mondo
4) coordinarsi per affrontare le sfide globali.
Sul primo compito, Xi ha dichiarato: “Dobbiamo spostare le forze motrici e i modelli di crescita dell’economia globale e migliorarne la struttura, in modo da impostare la rotta per lo sviluppo a lungo termine, solido e costante dell’economia mondiale”.
Spingendosi contro gli unipolaristi che presiedono al vertice, Xi ha difeso il secondo compito dicendo: “La differenza di per sé non è motivo di allarme. Ciò che provoca allarme è l’arroganza, il pregiudizio e l’odio. È il tentativo di imporre la gerarchia alla civiltà umana o di imporre agli altri la propria storia, cultura e sistema sociale. La scelta giusta è che i Paesi perseguano una convivenza pacifica basata sul rispetto reciproco, trovando solo un terreno comune, accantonando le differenze e promuovendo gli scambi e l’apprendimento reciproco. Questo è il modo per dare impulso al progresso della civiltà umana”.
Insomma, difendendo il diritto delle nazioni povere nel controllare la propria via allo sviluppo, Xi enuncia il terzo compito, affermando: “La comunità internazionale dovrebbe tenere gli occhi sul lungo periodo, onorare l’impegno a fornire il sostegno necessario ai Paesi in via di sviluppo e salvaguardare i loro legittimi interessi di sviluppo”.
E infine per il quarto compito, Xi ha dichiarato: “Alcun problema globale può essere risolto da un solo Paese soltanto. Deve esserci un’azione globale, una risposta globale e una cooperazione globale”.
Insomma, sebbene Xi abbia sostenuto l’OMS, la globalizzazione e gli accordi sul clima di Parigi, il suo approccio alla neutralità del carbonio entro il 2060 non punta alla decrescita “felice”, ma piuttosto sul progresso scientifico e tecnologico avanzato, sulla parità di accesso allo sviluppo, sulla difesa degli Stati nazionali sovrani come delineato nella Carta delle Nazioni Unite.
E su questi punti Xi ha infine affermato: “La Cina investirà di più nella scienza e nella tecnologia, sviluppando e abilitando sistemi per l’innovazione come priorità, trasformerà le scoperte scientifiche e tecnologiche in produttività effettiva a un ritmo più veloce e migliorerà la protezione della proprietà intellettuale, il tutto allo scopo di promuovere l’innovazione guidata, crescita di qualità superiore. I progressi scientifici e tecnologici dovrebbero portare benefici a tutta l’umanità, piuttosto che essere usati per frenare e contenere lo sviluppo di altri Paesi”. Un’affermazione questa, non solo di intenti futuri, ma anche di denuncia dello stato attuale.
Il Discorso di Putin
Dopo aver reso omaggio a Schwab e applaudito all’estensione del trattato START cogli Stati Uniti, Putin, nel suo discorso di Davos del 27 gennaio, ha fatto notare come la dinamica generale del nuovo programma americano (Presidente Biden) continua ad essere degenerativa, guidandoci verso una guerra mondiale con stretti paralleli agli anni ’30. Qui Putin avvertiva che gli esperti “confrontano la situazione attuale con quella degli anni ’30 … Come sapete, l’incapacità e la riluttanza a trovare soluzioni sostanziali a problemi come questo nel 20° secolo portò alla catastrofe della seconda guerra mondiale. Naturalmente, un conflitto globale così acceso è impossibile in linea di principio, spero. Questo è ciò su cui ripongo le mie speranze, perché questa sarebbe la fine dell’umanità. Tuttavia, come ho detto, la situazione potrebbe prendere una piega inaspettata e incontrollabile, a meno che non si faccia qualcosa per impedirlo. C’è la possibilità che affronteremo un formidabile crollo dello sviluppo globale, che sarà una guerra di tutti contro tutti e tenterà di affrontare le contraddizioni attraverso la nomina di nemici interni ed esteri e la distruzione non solo dei valori tradizionali come la famiglia, che abbiamo a cuore in Russia, ma libertà fondamentali come diritto di scelta e privacy”. Poi Putin ha voluto ampliare le osservazioni di Xi Jinping, delineando tre ambiti di riforma globale:
1) sviluppo economico per tutti,
2) prevenzione dell’occupazione della politica mondiale da parte dei giganti della tecnologia che affermano di “essere de facto in competizione cogli Stati”,
3) a riforma verso relazioni internazionali vantaggiose per tutti.
E qui occorre sottolineare il capolavoro di diplomazia del presidente russo, che dovrebbe essere studiato in profondità, per lo spirito del suo messaggio. Un messaggio certamente crudo, ma, allo stesso tempo un messaggio speranzoso di avvertimento: “abbiamo la responsabilità condivisa di evitare questo scenario che sembra una cupa distopia, e di garantire invece che il nostro sviluppo prenda una traiettoria diversa: positiva, armoniosa e creativa”.
La natura dei bisogni energetici del 21° secolo
Mentre la Cina pur investendo molto nelle reti energetiche verdi, trae l’effettiva energia industriale necessaria per alimentare i megaprogetti infrastrutturali ad alta intensità di capitale, nell’energia nucleare e nei combustibili fossili. Cina, Russia e India insieme rappresentano oltre il 50% dei progetti mondiali di energia nucleare, mentre l’occidente ha quasi abbandonato questa tecnologia da anni. La Cina ha attualmente 17 reattori in costruzione e ha creato il più avanzato reattore autofertilizzante a sali fusi (4.ta generazione) 60 volte più efficiente di altri reattori simili, grazie alla “chiusura del ciclo del combustibile” che consente agli utenti di ritrattare i “rifiuti” in nuovo combustibile piuttosto che seppellirlo, come succede comunemente in occidente da quando Carter, sabotò con leggi specifiche questo processo (la chiusura del ciclo del combustibile nucleare) sul finire degli anni ’70.
Poiché queste unità di nuova generazione con torio fuso saranno ambiziosamente attivate anche in India e in Russia), le paure ancora oggi esistenti, di incidenti, di radiazioni e scorie nucleari che hanno avvelenato generazioni di menti saranno finalmente superate, regalando all’umanità una fonte sicura di energia secondo le reali necessità.
La Cina oggi, è leader nello sviluppo della fusione nucleare con obiettivi apertamente dichiarati di estrarre l’Elio 3 dalla Luna (dove questo elemento si trova in abbondanza nel suolo lunare, ma è quasi assente sulla Terra a causa del campo magnetico). Quando si verificheranno le inevitabili scoperte necessarie al processo di fusione nucleare, gli esperti stimano che tre carichi circa di camion di questo isotopo spediti sulla Terra dalla luna forniranno un anno di energia bastante alle attuali necessità.
E su questo argomento, in un importante vertice sull’energia nel 2019, Putin espose l’importante ruolo del potere della fusione come base per un’armonizzazione tra natura (biosfera) e ragione creativa (tecnosfera) dicendo: “super-efficienti scientificamente, le soluzioni ingegneristiche e di produzione ci aiuteranno a stabilire un equilibrio tra biosfera e tecnosfera … l’energia di fusione che in effetti è simile al modo in cui calore e luce vengono prodotti nella nostra stella, il sole, è un esempio di tecnologie simili alla natura”. Avendo firmato diversi accordi congiunti sullo sviluppo nucleare e la condivisione della tecnologia negli ultimi dieci anni, Cina e Russia sono quindi i leader mondiali nel nucleare, non solo entro i loro confini, ma anche a livello internazionale, fornendo tecnologia e conoscenze in Asia, Africa e Medio Oriente e Sud America.
Purtroppo, mentre i primi sforzi per promuovere questa politica erano una volta sostenuti dagli statisti nordamericani negli anni Quaranta-Sessanta del secolo passato, il colpo di Stato promosso sul cadavere di J.F. Kennedy, ha assicurato che nessuna politica del genere sia stata più consentita negli Stati Uniti e nel mondo occidentale in genere.
Cina ea Russia però, seguiranno una via alternativa, e hanno firmato un accordo per costruire congiuntamente una base lunare entro il 2030, esprimendo la consapevolezza che l’estrazione spaziale, per consentire il necessario approvvigionamento d’energia da fusione per lo sviluppo di infrastrutture su larga scala tramite BRI, Polar Silk Road e altro, aprono prospettive di potenziale crescita globale e giustizia economica per tutta l’umanità. Sono chiaramente prospettive realistiche e ormai “vicine”, che tengono svegli la notte i tecnocrati del sistema chiuso. Costoro sono terrorizzati da questo futuro!
Questo è la fondamentale differenza di paradigma sullo “sviluppo sostenibile” tra il sistema aperto dell’Eurasia, col paradigma del sistema chiuso decostruzionista dell’occidente. Due mondi in totale contrasto!
Resta ancora da vedere quale versione del Grande Reset avremo nel prossimo futuro, ma personalmente mi accoderei senza dubbi e timori ai colossi dell’Eurasia.
Alberto Conterio - 05.02.2021