Catalogna: dall'ordine conosciuto ad una nuova Era a
venire
Il processo di disgregazione europea è entrato nella sua
fase finale
Le notizie che giungono a tratti concitate dalla Spagna dopo
il pronunciamento popolare catalano pro indipendenza, dovrebbero far
riflettere, ancora una volta sulla nocività delle istituzioni sovranazionali
europee più che focalizzare la nostra attenzione invece, sull’evolversi del
fatto in se.
Occorre premettere, che non ci troviamo certo di fronte
ad un popolo che chiede giustizia e libertà perché vessato. Al contrario ci
troviamo di fronte alla parte della popolazione spagnola che gode del maggior
sviluppo e benessere. La popolazione che ha goduto dei più ampi finanziamenti
statali per la costruzione e ricostruzione in questi anni delle proprie
infrastrutture e servizi.
Facendo un parallelismo tra Catalogna e la nascita in
Italia del fenomeno Lega Nord negli anni '80, non possiamo non notare questa
incongruenza, che va contro le logiche della storia...
Un popolo lotta contro un sopruso o una ingiustizia che
limita il benessere o la libertà delle persone. Normalmente la storia insegna
che un popolo non lotta perché è il più opulento o il più sviluppato!
Dunque i catalani come i lombardo veneti, perché
dovrebbero lottare per l'indipendenza?
Come ho scritto in apertura, per avere risposte, occorre
guardare all'Unione Europea. L'UE ha una grossa responsabilità in questo
"processo" di disgregazione nazionale di cui siamo oggi sconcertati testimoni.
E' un risultato che viene da lontano, tutto orientato a
fare del cittadino "nazionale", un individuo senza storia, senza
legami con la propria terra, senza identità, senza Patria insomma. Un individuo
che si senta "cittadino del mondo"; grottesca quanto ridicola e rivoltante
definizione per indicare una persona che non si identifichi in nessun punto di
riferimento fisso per operare le sue scelte e le sue decisioni. Persona quindi
facilmente orientabile verso punti mobili di interesse, che variano al variare
del mercato, della moda, del politicamente corretto se necessario.
Abbiamo abbattuto le frontiere, senza renderci contro di
aver abbattuto contemporaneamente in noi la percezione dei limiti, la
percezione delle differenze e delle diversità culturali che hanno fatto grande
questo continente.
Il Progetto Erasmus ad esempio, che prevede la mobilità
degli studenti all'interno dell'UE, non è altro che una colonna di questo
progetto. Con il pretesto di fornire agli studenti maggiore conoscenza, si
limita di fatto la conoscenza di parti importanti della loro cultura nazionale.
E ciò non è un bene, perché per saper comprendere una cultura diversa, devo innanzitutto
avere coscienza della mia di cultura! Non dimentichiamo infine, il sempre
valido proverbio popolare, che recita: "chi
di spada ferisce, di spada perisce". E non ci sono dubbi che la
Spagna, con il resto dell'Europa e della Nato (il gregge che si muove dietro
alla coda padrone, gli Stati Uniti d'America) abbia approvato e riconosciuto a
suo tempo la dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo dalla Serbia,
addirittura in pregio alla legge internazionale e al consiglio di sicurezza dell'ONU,
che invitava ad essere cauti. Il Presidente Putin prendendo atto di questa
insensatezza ebbe parole profetiche al riguardo: "il Kosovo vi si
ritorcerà contro..." dichiarò. Quanto aveva ragione! Nel Febbraio del
2008, venne di fatto aperto il vaso di Pandora, e ufficialmente iniziò una
nuova era. La disgregazione dell'Europa ebbe inizio.
Ora possiamo anche immaginare che tutto si possa risolvere
con la repressione e con qualche disordinata quanto poco convinta condanna (del
giorno dopo) del Parlamento europeo o di qualche "pezzo grosso" della
politica comunitaria: ma la strada è segnata. Le persone private dei valori
sacri del patriottismo, restano succubi di questi giochi di prestigio allestiti
contro se stessi e il loro benessere dagli interessi della finanza e delle
multinazionali. Riflettiamo: il Presidente Catalano Puigdemont, per sfuggire
alla giustizia spagnola ha forse preso un volo per la Corea del Nord?
Nossignore, si è recato a Bruxelles… sarà un caso?
Mettendo fine oggi agli intrallazzi europei che mirano a
destabilizzare le Nazioni in favore dell’Impero globalizzato, servirebbero
venti o trent'anni di nuovo acculturamento ai vecchi ed intramontabili valori
nazionali per sopire queste pulsioni secessioniste.
Ma chi è in grado di invertire questo processo?
Intanto dalla Scozia fanno sapere di essere nuovamente in
moto per ottenere l'indipendenza e poi i fiamminghi in Belgio. Anche il Galles,
da sempre fedele alla Corona d'Inghilterra appare irrequieto. Possiamo
immaginare che gli alto Atesini in Italia non prenderanno la pala al balzo? Il
Lombardo Veneto si accontenterà del referendum per l'autonomia? ...e la Sardegna?
…per citare i maggiori esponenti di questo nuovo corso storico; di questa nuova
era.
A chi può giovare ciò? La finanza, la globalizzazione dei
mercati, lo sfruttamento della manodopera e delle popolazioni future, avevano
ancora un ostacolo nonostante tutto. Un ostacolo che proprio negli ultimi anni s’è
fatto più fastidioso: Gli stati nazionali e sovrani! Gli esempi in Europa non
mancano, la Gran Bretagna ha recentemente rimarcato la sua sovranità dal resto
dell’Unione, e poi l’Ungheria di Orban, gelosa della sua cultura e delle sue
particolarità. Lo spezzettamento degli Stati quindi, è visto come arma finale
al conseguimento dello status necessario al business continuo e senza rischi:
Il caos generale, l'instabilità, l'insicurezza, la debolezza delle istituzioni,
la mancanza di politiche nazionali di un certo peso e valore, volte a garantire
i popoli dai soprusi e dalle violenze dei più forti! Ci stiamo incamminando verso un nuovo
medioevo dove il Signorotto locale tornerà ad avere il potere. Un potere che
grazie ad un lungo e sanguinoso cammino era passato al popolo garantito dagli Stati
nazione.
Per
concludere, non credo che basterà più il discorso di un Sovrano, per quanto
sensato e corretto, e non credo che basteranno politici onesti e preparati, così
come non credo che basterà infine, un dissenso popolare di sottofondo, operante
nel contesto delle regole e delle leggi che ci siamo dati, perché sono leggi a
geometria variabile, tanto dure e repressive con i deboli, quanto accomodanti
con i potenti. Nel frattempo, il fronte mediatico, mentre tace sulle
irregolarità ed illegalità del voto catalano, così come tace sulle
manifestazioni oceaniche a favore della Spagna unità, insiste nel dar fiato
alle dichiarazioni dei portavoce catalani, che definiscono il governo centrale
"fascista e franchista"! A quale padrone rispondono questi mentitori
seriali?
03.11.2017 - Alberto Conterio