Emergenza immigrazione
La soluzione era politica e potrà solo essere politica
Negare che l'argomento principale trattato dai medie
italiani nelle ultime settimane sia il "problema immigrazione" non
sarebbe corretto e credibile. E' però il caso di separare le emozioni dalla
ragione per mettere in luce, le vere cause di questo fenomeno. Esercizio
difficile questo, soprattutto quando l'informazione di regime alla quale siamo
ormai assuefatti, ci costringe a immagini strappalacrime.
Solo quelle naturalmente. Così, dopo l'immane tragedia di
metà aprile, dove hanno perso la vita oltre 700 persone in un solo sciagurato
incidente, la diatriba tra chi si oppone all’invasione e coloro che, sognano
l'opportunità di creare una nuova società multiculturale appare demodé.
Come se non bastasse, il tempo per poter operare a
prevenzione su un fenomeno che, a partire dagli anni ’80 del secolo passato,
poteva essere senza ombra di dubbio, ampiamente previsto, è stato perso, anzi
sprecato! Stucchevole quindi il confronto tra i due “pensieri” già citati!
Purtroppo c’è anche di peggio, perché quando “si tocca il
fondo” con questa violenza, l’emergenza venutasi a creare, fa si che vengano
prese decisioni o architettate soluzioni affrettate che definirei bonariamente
inutili, che non diventare pesante e irriguardoso.
Al riguardo, sentir parlare di risoluzioni ONU per
bombardare e affondare prima della oro partenza i barconi utilizzati per questi
viaggi con l’impiego di “droni armati” (aeromobili senza pilota telecomandati),
oppure apprendere di piani militarizzati per la cattura e l'arresto in massa
degli scafisti – definiti ultimamente addirittura schiavisti o venditori di
carne umana, in modo da allargare la platea dei possibili responsabili – è
tanto ridicolo quanto vergognoso. Ridicolo perché se è vero come ci viene
detto, che alcuni milioni di persone sono in movimento per imbarcarsi e
raggiungere l’Europa attraverso la porta aperta rappresentata dall’Italia, non
si fermeranno certo per la mancanza di barconi. Vergognoso, perché per
ventilare soluzioni come queste, è sufficiente raccogliere il primo pensiero
che passa in testa ad un ubriaco, senza dover pagare milioni di euro governo e
ministri in carica. Governi gli ultimi, che non perdono occasione per umiliare
le nostre intelligenze e la nostra millenaria storia, fatta di cultura e
civiltà.
E proprio guardando alla nostra Storia, che possiamo
comprendere le difficoltà d’oggi e abbozzare un’idea valida per porvi rimedio…
L’Africa, continente immenso, possiede una popolazione proporzionalmente
esigua al confronto di altre regioni del pianeta, e può contare su materie
prime importanti, terra fertile da coltivare e condizioni climatiche varie (non
tutte estreme o difficili). Viene quindi da chiedersi perché, questa gente
scappi dalla propria terra e dalle proprie case per diventare “disperata” ai
margini della nostra società.
Credo che occorra essere franchi sull'argomento: la
politica coloniale italiana in Africa mirava a creare una possibilità di lavoro
per gli italiani, mentre la politica coloniale dei nostri attuali partner
europei e americani fu sempre e soltanto improntata al criminale furto delle
materie prime e allo sfruttamento della mano d’opera. Nulla d’altro! Anche
alcuni italiani si sono certamente comportati poco onorevolmente, hanno usato
violenza e hanno fatto il loro comodo. Ma non fu mai, e ripeto mai l’obiettivo
dell’Italia Nazione. Al contrario, come ho già scritto, i nostri civilissimi
“amici” inglesi, francesi, belgi, olandesi, spagnoli e portoghesi, per non
parlare degli americani, attuali “esportatori” di democrazia e altro ancora –
su cui è meglio stendere più strati di pesanti veli pietosi – non hanno avuto e
tutt’ora non hanno altro obiettivo ed interesse. E allora, se la nostra politica
coloniale e soprattutto l’opera appena abbozzata dal Duca d’Aosta Amedeo di
Savoia in Etiopia negli anni ’30, avesse potuto svilupparsi senza ostacoli,
oggi, le fattorie italiane, le cittadine create nella sabbia della Cirenaica e
della Tripolitania, le infrastrutture costruite ovunque, il miglior grado di
igiene e salute dato dal funzionamento e dallo sviluppo dei nostri ospedali, la
nostra cultura diffusa dalle scuole e dalle nostre sane tradizioni cristiane,
sarebbero sicuramente diventate polo attrattivo per tutte le popolazioni
dell’Africa. Altro che attraversare il Mediterraneo!
Va al Cavaliere Berlusconi, il merito di aver tentato pochi
anni fa questo tipo di politica. Confesso che non capii al volo l’importanza a
lungo periodo della sua visione globale del problema quando si accordò con il
Colonnello Gheddafi. Purtroppo, come il Regno d’Italia tra le due guerre,
rappresentava un pericolo agli “interessi mondiali”, la recente Italia di
Berlusconi rappresentava lo stesso ostacolo. Dovrebbe essere chiaro a questo
punto perché sia stato così avversato e abbattuto alla prima occasione.
Berlusconi dopo Mattei. Cambiano solo i modi, …non gli obiettivi!
E l’obiettivo resta quello secolare di non avere
intralcio alcuno al saccheggio delle materie prime, con l’aggravante odierna
del commercio delle armi e la creazione del caos per avere infinite possibilità
d’intervento militare sotto copertura ONU, per poter giustificare spese
militari incredibili, a beneficio di faraonici interessi privati. Basti pensare
che gli Stati Uniti d’America per l’anno in corso ha una previsione di spesa di
568 miliardi di dollari per la difesa. A termine di paragone, la
pericolosissima e ostile Russia di Putin, nello stesso periodo non raggiunge la
spesa 70 miliardi di dollari!!!
E allora si comprende bene perché invece di spendere una
cifra per aiuti in aiuti in loco (come era stato progettato dal nostro ultimo
governo liberamente eletto) si preferisce armare dei droni per il controllo
delle coste libiche al costo di una cifra moltiplicata dieci e cento!
E chissenefrega se alla fine saranno i cittadini italiani
(soprattutto italiani) e gli stessi disperati che giungono a noi a rimetterci.
Le parole di finta indignazione di queste settimane,
proferite dai primi ministri di tutta Europa, e da tanti, tanti nullafacenti …non
sono che folclore!