No ai No Tav, ma questa repubblica ha le sue responsabilità
I treni da sempre, sono il filo di lama su cui si dividono coloro che vedono nella ferrovia lo sviluppo ed il progresso e coloro che nella stessa strada ferrata vedono il sovvertimento del loro status quo.
È di questi giorni la notizia dalla lontana Cina sugli incidenti avvenuti nel giorno dell’inaugurazione di un nuovo tratto di ferrovia che collega yecheng a kashgar, lunga 250 km. La costruzione della ferrovia fa parte del programma del governo cinese per aumentare lo sviluppo economico nella regione, e quindi anche le comunicazioni, ma è vista con risentimento da parte di alcuni gruppi uiguri, dato che accelererà l’arrivo di migranti cinesi, diluendo ulteriormente la presenza uigura sul territorio dello Xinjiang!
Ciò che sta accadendo in Val Susa quindi non è una eccezione italiana come qualcuno vuol far credere per deridere e sminuire ulteriormente questo già fin troppo martoriato Paese, ma un passaggio normale, che ha visto in passato proteste analoghe in tutto il mondo, e ne vedrà ancora in futuro.
L’eccezionalità della questione nazionale Valsusina però, risiede secondo il mio modesto parere nell’incapacità della politica italiana di dialogare e soprattutto di farsi capire dai cittadini.
Dovrebbe farci riflettere ormai l’evidente contrapposizione, portata alle estreme intenzioni di fare “la guerra” tra, i contestatori e lo Stato rappresentato sul campo dalle forze dell’Ordine.
Può una nazione civile e democratica giungere ad un punto morto così pericoloso?
Prima di proseguire l’esposizione della mia opinione però, desidero non essere frainteso.
Non ho nessuna esitazione a schierarmi convintamene con chi ritiene l’opera TAV assolutamente indispensabile all’Italia, e spero che il progetto venga portato avanti con risolutezza, ma non posso nascondere la preoccupazione, e perché no, l’imbarazzo, nell’assistere ormai da anni alla guerriglia mediatica, ideologica, documentale, progettuale e campale sull’opera.
Questo progetto così come qualsiasi altro, in Italia viene praticamente immobilizzato da una serie infinita di ostacoli, ad opera di chiunque, abbia anche soltanto il desiderio di “divertirsi” un pochino per ammazzare la noia!
Non vi è più logica in ciò, perché negli ultimi dieci anni, non c’è stato nessuno statista o politico in grado con la sua autorevolezza e competenza di spiegare alla popolazione interessata che l’opera era necessaria, e che veniva costruita non già per danneggiare la gente della Val Susa me per contribuire al benessere dell’Italia intera.
Certo occorre davvero essere autorevoli oggi, per andare a parlare di Italia, quale stato unitario a cittadini, abituati ormai da anni ai grugniti ed agli starnazzi di “politici” da osteria, che fanno del frazionamento nazionale il loro programma politico, o che da anni lavorano al sistematico smontaggio dello Stato ad opera del caos e dell’anarchismo organizzato. Parlo naturalmente del fenomeno espresso dalla Lega Nord, del loro contro altare Neoborbonico al Sud e dell’estremismo ideologico della sinistra nostalgica e rissosa, ancora pronta alla rivoluzione armata contro la borghesia fascista.
Siamo quindi giunti al muro contro muro, dove diventa inutile essere, tanto cretini da gettarsi da un traliccio dell’alta tensione, così come essere tanto vigliacchi da insultare un carabiniere che ha l’ordine di non reagire. Ugualmente avvilente è, risultare bravi e bravissimi ad evitare uno scontro oggi (con encomio) se domani si ricomincia da capo, senza che tutti i “figuranti” siano stati informati correttamente sulla generalità del progetto, su cosa voglia rappresentare, su cosa voglia dire a livello italiano ed europeo, cosa comporterà per il territorio interessato e come e quali saranno i benefici diretti (compensazioni) ed indiretti (sviluppo locale e nazionale) su cui potranno contare in futuro le nuove generazioni.
Insomma, all’estero, in alcuni Paesi civili e democratici come noi vorremmo essere, si contendono (legalmente, con correttezza e cavalleria) progetti ben più allarmanti, senza scontri e recriminazioni. In Svezia due città, si sono “battute” in un concorso pubblico per aggiudicarsi la costruzione sul proprio territorio di una discarica di residui nucleari!!! Chi ha vinto il concorso, felice e soddisfatto, ha ceduto spontaneamente la parte maggioritaria delle compensazioni previste al perdente, in quanto ritenuto danneggiato d’aver perso una buona possibilità di sviluppo futuro.
Capirete che in Italia, ciò appare tanto inverosimile da sembrare una invenzione cinematografica, mentre invece, è prova di corretta politica di informazione data alle popolazioni interessate. Informazioni pulite da ogni possibile interesse di parte, politica o economica che sia, al solo fine di SERVIRE il bene dei propri cittadini.
Nel nostro Paese al contrario riusciamo a mettere in discussione addirittura alcuni progetti passati che hanno portato sviluppo e progresso in proporzioni tali da non poter essere misurati : La bonifica dell’Agro Pontino, è stata presa di mira da alcuni “passionari” ambientalisti quale esempio di distruzione delle peculiarità naturali di quel territorio, ed è tutto dire!
Si tratta quindi di ricostruire tra i cittadini la scala dei valori utile a collocare con logica di interdipendenza, parole ormai vuote quali : salvaguardia dell’ambiente certo, ma anche progresso, sviluppo, opportunità, cercando di comprendere ciò che è un dato di fatto : l’ambiente è maggiormente tenuto in considerazione, là dove sviluppo e progresso concorrono maggiormente a preservarlo.
Tenendo presente questo concetto e tornando alla Val di Susa ma anche alla terra dove sono nato, la Valle d’Aosta, non è difficile, essendo onesti, riconoscere nel progresso e nello sviluppo portato da strade, ferrovie e tunnel un benessere difficilmente immaginabile 50 anni fa, oppure raggiungibile in altro modo, che hanno fatto di queste terre dei veri paradisi ambientali.
Cosa possiamo fare oggi per la Val Susa ? intanto sarebbe opportuno che i media non andassero a caccia di scoop per poter aprire le prime pagine dei giornali con titoloni ad effetto. Poi sarebbe interessante indagare maggiormente l’umore della gente nei confronti dell’opera, ma non solo della gente direttamente impegnata sulle barricate, in modo da avere chiaro anche, quanto ampio o ristretto sia il fronte della protesta sulla globalità della popolazione interessata.
Sono certo, che fatto questo, già vi sarebbero gli estremi per riportare la protesta illegittima entro la legalità, con il suo corretto peso, al netto di tutti gli “interessi” in campo… e non sarebbe poco.
Alberto Conterio - 01.03.2012
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