Interviste ad Alberto Conterio

sabato 29 febbraio 2020

Autostrade: riprogettare la rete e il sistema dei trasporti italiano


Autostrade: riprogettare la rete e il sistema dei trasporti italiano
“da un foglio di carta ed una matita” avrebbe detto Badoglio quando giunse Brindisi

Il crollo di parte della volta del tunnel sul Turchino, presso Masone sulla A26 del 31 dicembre 2019, ha riportato all’attenzione della gente il problema, grave, dello stato di manutenzione della rete autostradale ed in genere della rete stradale italiana.
Nel mio piccolo, non ho il desiderio di sindacare sulle responsabilità, che sono evidenti, o sulle intenzioni del presente governo circa la revoca delle concessioni alle aziende private che “gestiscono” la rete autostradale italiana, ma , vorrei solo esporvi alcune riflessioni sulla situazione che si è venuta a creare.
È evidente a tutti, tranne a coloro che acriticamente ed ideologicamente vedono nel liberismo l’unica forma di gestione della vita, che la stagione delle privatizzazioni sta volgendo a termine a causa dei pessimi risultati ottenuti in questi anni. Salutate come la risoluzione delle inefficienze Statali, hanno ottenuto scarsi risultati peggiorando sicuramente il livello dei servizi offerti.
È un dato di fatto sotto gli occhi di tutti. Quand’ero bambino e fino ad inizio anni ’90 del secolo passato, sulla Torino Milano, uno dei tratti più vecchi della rete autostradale italiana, lo spartitraffico centrale che divideva le due corsie, era abbellito da siepi e fiori, che venivano regolarmente curati, potati e innaffiati. Certo non eravamo ai livelli di pulizia e decoro generale delle strada svizzere, ma al tempo, la rete autostradale italiana (peraltro in continuo sviluppo) era considerata tra le prime al mondo, e seconda in Europa solo alla rete autostradale tedesca!
Come è stato denunciato anche dalla Corte dei Conti in una relazione del febbraio 2010 sui «Risultati e obiettivi delle operazioni di privatizzazioni di partecipazioni pubbliche» non solo per la gestione delle autostrade ma anche per acqua, energia e banche, dopo la privatizzazione le ex aziende pubbliche hanno aumentato la capacità di generare profitti, solo in funzione di cospicui aumenti tariffari, che sono oggi i più alti in Europa, senza aver recuperato nulla o quasi in efficienza. L’analisi della Corte dei Conti lanciava un monito anche guardando al futuro. Chiaramente si è tirato diritto senza ascoltare o tenere in considerazione lo studio. Oggi paghiamo le conseguenze di queste sciagurate decisioni. Il nostro è ormai uno Stato che non fa più il suo mestiere, ma è diventato lo studio legale dei grossi potentati privati, legiferando ad uso e consumo dei loro interessi.
Chiaramente, non avendo più le chiavi di casa, diventa difficile coniugare il progresso tecnologico, le tendenze sociali ed economiche che negli anni di sono evolute. Abbiamo così raggiunto un livello di crisi elevato del sistema, in quanto tutti questi temi, si sono evoluti nel tempo senza uno schema di assieme generale, provocando il caos. L’esempio più calzante riguarda il trasporto dei beni e delle materie prime sul territorio nazionale. Sappiamo tutti che in trasporto su gomma in Italia è molto elevato, circa 86% delle merci viene trasportato su strada, ma non ci viene mai detto che è elevato pure all’Estero. La Media Europea è del 76,4 %, In Spagna la quota raggiunge il 95%, 87% nel Regno Unito, 80% in Francia. L’Unico Paese sotto la media Europea è la Germania con il 64%. Quindi non è nei prossimi 20 anni, pur con un progetto globale di ristrutturazione dei trasporti, si possa stravolgere questo dato di fatto.
Sono scelte che andavano fatte 50 anni con grande convinzione e impegno, come Achille Lauro (pur con i suoi interessi di grande armatore) aveva tracciato su un programma politico redatto per una consultazione elettorale ligure a metà anni ’60. Egli con preveggenza, già denunciava ciò, chiedendo un piano omogeneo di ristrutturazione a livello nazionale dei trasporti, indicando una triade bilanciata tra Ferrovia, Nave e Gomma.
Nulla è stato fatto. Inoltre occorre prendere atto che nel frattempo il progresso tecnologico dei mezzi e della rete stradale non hanno camminato di comune accordo. Noi oggi assistiamo al transito di vere navi su ruote che impegnano strade, ponti e gallerie, costruite quando questi mezzi non esistevamo o avevano dimensioni e pesi decisamente inferiori. Delle due l’una insomma: accertato che la manutenzione delle strade (tutte le strade) DEVE essere effettuata ed è assolutamente UTILE  che venga fatta, occorre: vietare il transito di questi bestioni sui tratti che risultano non adeguati al loro stesso transito, oppure rivedere in Italia l’omologazione dei mezzi pesanti in modo che questi risultino adeguati alle strade disponibili. La seconda opzione, …rivedere completamente la rete stradale italiana, ormai ferma a 40 anni fa e non più adatta alla mole e alla tipologia del traffico pesante d’oggi.
Il problema contingente quindi, lo possiamo certo mitigare con dei piani di manutenzione, possiamo investire più risorse, oppure guadagnare meno (dipende dai punti di vista), ma il problema in se, non è risolvibile a breve termine con la revoca o meno delle concessioni. Anche in questo caso, occorrerà ripartire praticamente da zero, “da un foglio di carta ed una matita” avrebbe detto Badoglio quando giunse Brindisi con il Re ed il governo nel Regno nel 1943, e lavorare sodo, possibilmente in autonomia e nel solo interesse dell’Italia e dei suoi cittadini!

Alberto Conterio - 21.01.2020

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