Autostrade:
riprogettare la rete e il sistema dei trasporti italiano
“da un foglio di carta ed una matita” avrebbe detto
Badoglio quando giunse Brindisi
Il crollo di parte della volta del tunnel sul Turchino,
presso Masone sulla A26 del 31 dicembre 2019, ha riportato all’attenzione della
gente il problema, grave, dello stato di manutenzione della rete autostradale
ed in genere della rete stradale italiana.
Nel mio piccolo, non ho il desiderio di sindacare sulle
responsabilità, che sono evidenti, o sulle intenzioni del presente governo
circa la revoca delle concessioni alle aziende private che “gestiscono” la rete
autostradale italiana, ma , vorrei solo esporvi alcune riflessioni sulla situazione
che si è venuta a creare.
È evidente a tutti, tranne a coloro che acriticamente ed
ideologicamente vedono nel liberismo l’unica forma di gestione della vita, che
la stagione delle privatizzazioni sta volgendo a termine a causa dei pessimi
risultati ottenuti in questi anni. Salutate come la risoluzione delle inefficienze
Statali, hanno ottenuto scarsi risultati peggiorando sicuramente il livello dei
servizi offerti.
È un dato di fatto sotto gli occhi di tutti. Quand’ero
bambino e fino ad inizio anni ’90 del secolo passato, sulla Torino Milano, uno
dei tratti più vecchi della rete autostradale italiana, lo spartitraffico
centrale che divideva le due corsie, era abbellito da siepi e fiori, che
venivano regolarmente curati, potati e innaffiati. Certo non eravamo ai livelli
di pulizia e decoro generale delle strada svizzere, ma al tempo, la rete
autostradale italiana (peraltro in continuo sviluppo) era considerata tra le
prime al mondo, e seconda in Europa solo alla rete autostradale tedesca!
Come è stato denunciato anche dalla Corte dei Conti in
una relazione del febbraio 2010 sui «Risultati e obiettivi delle
operazioni di privatizzazioni di partecipazioni pubbliche» non solo
per la gestione delle autostrade ma anche per acqua, energia e banche, dopo la
privatizzazione le ex aziende pubbliche hanno aumentato la capacità di generare
profitti, solo in funzione di cospicui aumenti tariffari, che sono oggi i più
alti in Europa, senza aver recuperato nulla o quasi in efficienza. L’analisi
della Corte dei Conti lanciava un monito anche guardando al futuro. Chiaramente
si è tirato diritto senza ascoltare o tenere in considerazione lo studio. Oggi
paghiamo le conseguenze di queste sciagurate decisioni. Il nostro è ormai uno
Stato che non fa più il suo mestiere, ma è diventato lo studio legale dei
grossi potentati privati, legiferando ad uso e consumo dei loro interessi.
Chiaramente, non avendo più le chiavi di casa, diventa
difficile coniugare il progresso tecnologico, le tendenze sociali ed economiche
che negli anni di sono evolute. Abbiamo così raggiunto un livello di crisi elevato
del sistema, in quanto tutti questi temi, si sono evoluti nel tempo senza uno
schema di assieme generale, provocando il caos. L’esempio più calzante riguarda
il trasporto dei beni e delle materie prime sul territorio nazionale. Sappiamo
tutti che in trasporto su gomma in Italia è molto elevato, circa 86% delle
merci viene trasportato su strada, ma non ci viene mai detto che è elevato pure
all’Estero. La Media Europea è del 76,4 %, In Spagna la quota raggiunge il 95%,
87% nel Regno Unito, 80% in Francia. L’Unico Paese sotto la media Europea è la
Germania con il 64%. Quindi non è nei prossimi 20 anni, pur con un progetto
globale di ristrutturazione dei trasporti, si possa stravolgere questo dato di
fatto.
Sono scelte che andavano fatte 50 anni con grande convinzione
e impegno, come Achille Lauro (pur con i suoi interessi di grande armatore)
aveva tracciato su un programma politico redatto per una consultazione
elettorale ligure a metà anni ’60. Egli con preveggenza, già denunciava ciò,
chiedendo un piano omogeneo di ristrutturazione a livello nazionale dei
trasporti, indicando una triade bilanciata tra Ferrovia, Nave e Gomma.
Nulla è stato fatto. Inoltre occorre prendere atto che
nel frattempo il progresso tecnologico dei mezzi e della rete stradale non
hanno camminato di comune accordo. Noi oggi assistiamo al transito di vere navi
su ruote che impegnano strade, ponti e gallerie, costruite quando questi mezzi
non esistevamo o avevano dimensioni e pesi decisamente inferiori. Delle due
l’una insomma: accertato che la manutenzione delle strade (tutte le strade)
DEVE essere effettuata ed è assolutamente UTILE
che venga fatta, occorre: vietare il transito di questi bestioni sui
tratti che risultano non adeguati al loro stesso transito, oppure rivedere in
Italia l’omologazione dei mezzi pesanti in modo che questi risultino adeguati
alle strade disponibili. La seconda opzione, …rivedere completamente la rete
stradale italiana, ormai ferma a 40 anni fa e non più adatta alla mole e alla
tipologia del traffico pesante d’oggi.
Il problema contingente quindi, lo possiamo certo
mitigare con dei piani di manutenzione, possiamo investire più risorse, oppure
guadagnare meno (dipende dai punti di vista), ma il problema in se, non è
risolvibile a breve termine con la revoca o meno delle concessioni. Anche in
questo caso, occorrerà ripartire praticamente da zero, “da un foglio di carta
ed una matita” avrebbe detto Badoglio quando giunse Brindisi con il Re ed il
governo nel Regno nel 1943, e lavorare sodo, possibilmente in autonomia e nel
solo interesse dell’Italia e dei suoi cittadini!
Alberto Conterio - 21.01.2020
Nessun commento:
Posta un commento